Gianni Palumbo, Associazione Oltre il Pregiudizio, risponde all’Appello di Alessandra Bonifazi. A chi cura il presente per abitare il futuro

Anche se sono avanti con gli anni, sono figlio del mio tempo, di questo tempo, tempo di pandemia, tempo di Sars Covid 19 e rispondo volentieri all’appello perché mi sento di essere tra i destinatari.
Curare il presente oggi vuol dire resistere alla voglia di non usare la mascherina, di non correre con l’auto come prima e dare la precedenza agli incroci a chi viene da destra, di salutare entrando in un negozio e dire grazie
quando ti danno il pacchetto che hai comprato, di non buttare il vecchio frigorifero nel bosco senza farti vedere.
Curare il presente vuol dire gentilezza, ma solo questa? Sicuramente non basta, ma aver cura del presente vuol dire sicuramente avere cura delle relazioni con gli altri anche quando sono sconosciuti.
Indispensabile, ma non sufficiente.
Per rendere abitabile il futuro dobbiamo aver cura del nostro presente.
Analizziamolo questo presente, quello che ci consegna il virus.
La prima cosa che mi sento di scrivere rispondendo all’Appello è: da dove partire?
Nei duri momenti delle scelte, quando si è dovuto scegliere se privilegiare l’Uomo o l’Economia, è risultato vincitore assoluto l’Uomo, cioè la vita.
Si è scelto il diritto alla salute e tutti i diritti legati alla vita. I Diritti Umani, sociali, ambientali, politici, del lavoro, la nonviolenza…
Bisogna tenerne conto.
Non c’è stata una tornata elettorale né un votazione, ma la grandissima maggioranza dei cittadini è rimasta in casa sicura che questa fosse la cosa giusta da fare.
I problemi sono venuti fuori quando si è scoperto che molte fabbriche in aree precise del nord, non solo non hanno chiuso, ma hanno imposto di fatto ai dipendenti di andare al lavoro. Molte interviste televisive fatte davanti ad alcune fabbriche lo hanno mostrato. E con il passare delle settimane la quantità di morti non diminuiva come in altre parti del paese.
Va subito detto che è l’economia iper liberista degli ultimi decenni che ha spinto, anche in quel periodo, nella direzione di non perdere quote di mercato.
È l’economia della libertà senza confini, dei paradisi fiscali, della globalizzazione libera e senza tasse da pagare. Dove i diritti sono affievoliti e la contrattazione individuale si trascina come conseguenza cottimo e schiavismo, sottomissione della donna, sessualità per la riproduzione come un prezzo da pagare e dove i disabili e gli anziani sono un peso e non una risorsa.
Una economia ove la competizione a somma zero -vinco io e perdi tu-prevale sulla economia cooperativa -quella a somma dove collaborando vinci tu e vinco anch’io-.
Una piccola oligarchia finanziaria del 2/3% della popolazione, dominus di Governi e gigantesche multinazionali, detiene la quasi totalità delle risorse del
pianeta.
La maggioranza, però che ha scelto l’Uomo, non chiede di ri-partire da dove eravamo quando siamo stati chiusi in casa, ma di partire.
Partire ex novo con un sistema in cui siano coniugati giustizia con solidarietà e la libertà con la partecipazione siano organizzati.
Partire con l’economia che torni ad essere una branca della morale come propongono Keynes, Yunus, Stigliz e anche correnti di pensiero contemporaneo che si rifanno ai parametri dell’economia sociale di mercato.
Lo Stato deve dipendere dai cittadini e non dalla Finanza.
Abitare il futuro vuol dire avere cura dell’ambiente, oggi certamente.
Vuol dire fare la differenziata, risparmiare l’acqua, ridurre il consumo di carne per la nostra salute, per vita degli animali ed anche perchè fattore di serio inquinamento ambientale da CO2, cessare l’uso di carburanti di origine fossile e passare all’elettrico.
Non si può gettare la plastica dove capita, gli oceani ne sono pieni; specie il Pacifico dove le correnti hanno creato una gigantesca isola, visibile dallo spazio, che non degrada ma si trasforma in microplastiche. Queste vengono ingerite dai pesci entrando così nella catena alimentare umana e sono già nel nostro corpo, non immagino per allungarci la vita.
Se ne sta occupando con una specifica ricerca l’Istituto Superiore di Sanità.
Per tornare alla domanda da dove partire bisogna tenere conto, parlando di ambiente e di futuro che tra le possibili concause dello sviluppo del Virus Covid 19 sembra esserci, a detta di alcuni scienziati, il fenomeno del disboscamento di molte aree del pianeta che in Cina, (solo li?), hanno privato gli animali del loro habitat naturale, costringendoli così ad avvicinarsi troppo agli insediamenti umani alla ricerca del cibo, creando così una commistione innaturale.
Il principale nemico dell’ambiente però è il CO2, prodotto dalle attività umane, che avvolge con un velo sempre più fitto il pianeta provocando gas serra, riscaldamento della temperatura globale, scioglimento dei ghiacciai, innalzamento delle acque degli oceani ed a breve termine inabissamento di parte delle cosiddette terre emerse.
I giovani in particolare, che dovranno vivere in questo precario futuro sono attivamente impegnati grazie anche alla iniziativa della giovanissima Greta Tumberg che ha provocato la nascita di un movimento che ha coinvolto i cinque continenti.
Se ne è preoccupato anche Papa Francesco sin dall’inizio del suo pontificato scrivendo la lettera enciclica
Laudato Si’.
Salvaguardiamo il pianeta, che non si dimentichi è un essere vivente, non
senziente ma vivente.
A questo siamo chiamati curando il presente per abitare il futuro.
Curare le relazioni, salvaguardare l’ambiente per poterlo vivere.
Anche noi, anche a Roma e nel Lazio.
Gianni Palumbo
Associazione Oltre il Pregiudizio
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