Appello. A chi cura il presente per abitare il futuro – di Alessandra Bonifazi

Dopo il lockdown causato dal Covid-19, stiamo vivendo la fase di convivenza con il virus e lentamente siamo tornati alle nostre vite e impegni quotidiani. Ma nulla sarà più come prima, molto è cambiato.

Abbiamo toccato con mano le difficoltà, le sofferenze, le paure.
Abbiamo assistito alla vulnerabilità dei lavoratori, in particolare dei precari, dei lavoratori a partita IVA ed in nero. Persone che da un giorno all’altro hanno perso ogni reddito. La crisi del coronavirus ha fatto emergere ancora di più le fragilità del mercato del lavoro.
Così come è stato per il sistema scolastico, che con la didattica a distanza ha fatto sentire di più il peso delle diseguaglianze sociali, poiché non tutti gli studenti hanno accesso a una stabile connessione internet.
Per non parlare delle tragiche cronache dalle Rsa e dalle case di riposo, che ci portano a riflettere e a ripensare il modello di cura dei nostri anziani.
Tuttavia in questi mesi abbiamo assistito anche alla forza della generosità di volontari e organizzazioni territoriali che hanno sostenuto le fragilità delle nostre città. In pochissimo tempo, in molti si sono mobilitati dando prova di altruismo e solidarietà, e ci hanno fatto comprendere che dalla crisi sanitaria ed economica non si può uscire da soli.
Purtroppo restano inquietudini, incertezze e preoccupazioni per il futuro.
Gli effetti economici di questa pandemia stanno emergendo fin da ora con grande forza e nei prossimi mesi ci troveremo ad affrontare nuove povertà, nuove emergenze sociali.
Ci può essere un vero sviluppo economico senza dare risposta alle gravi diseguaglianze socio economiche?
Siamo in grado di cambiare il paradigma  e di riprendere a parlare di giustizia sociale? Di pari dignità sociale dei cittadini? Di lavoro e dei diritti di cittadinanza?
Si può pensare alla ripresa economica che non sia accompagnata da quella sociale?
Possiamo parlare del post coronavirus senza progettare un nuovo modello di sviluppo delle nostre città?
Qual è la priorità, l’uomo o il mercato?
Tante sono le domande, ma poche finora le risposte.
Per questo motivo rivolgo questo appello a chiunque voglia contribuire alla riflessione su questi temi, portando il valore aggiunto della propria esperienza: un appello rivolto a chi ha cura del presente, a chi ha il coraggio di assumersi la responsabilità del cambiamento, senza scontri e contrapposizioni, ma per dare insieme risposte alla comunità, alla nostra casa comune.
Come ha sottolineato Papa Francesco nell’enciclica Laudato si’, invitandoci a cambiare il nostro stile di vita per proteggere e preservare la casa comune, “dobbiamo incoraggiare la cultura della cura che impregni tutta la società con interventi di ciascuno e della collettività a favore del bene comune”, per essere costruttori di un mondo più giusto e sostenibile, di uno sviluppo umano integrale che non lasci indietro nessuno.
Noi tutti abbiamo l’obbligo di difendere e di promuovere il bene comune.
Non possiamo restare inerti, in attesa che il cambiamento ci travolga.
Le disuguaglianze e le povertà hanno bisogno di una riflessione condivisa, che tenga conto di tutti gli aspetti della vita sociale ed economica del Paese. Ci aspetta una sfida a cui non possiamo sottrarci, lo dobbiamo a tutti noi e alle future generazioni.

Alessandra Bonifazi

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