Il lutto: come affrontarlo insieme

Quando parliamo di lutto, pensiamo prima di tutto alla scomparsa di una persona cara ed al dolore che ne consegue. A ben vedere, l’esperienza del lutto si verifica anche davanti ad altre perditesignificative come può essere la fine di una storia o un legame affettivo, la separazione da un luogo caro, il cambiamento dell’immagine di sé, del proprio status sociale, la perdita del lavoro, di un ideale, di un’abitudine, di un piano e di quant’altro ha avuto un ruolo importante nella nostra vita.  

Durante questo periodo, al sentimento di profondo dolore e tristezza, si possono sperimentare disturbi somatici di vario tipo, quali insonnia, diminuzione o aumento d’appetito, debolezza muscolare, mancanza di energia, stati d’ansia, ritiro o, al contrario, irrequietezza, ruminazione.

Capiamo meglio come avviene l’elaborazione del lutto. La psichiatra svizzera Kübler Ross (1990; 2002) identifica 5 fasi: quella negazione della realtà, durante la quale la persona è in uno stato di shock e stordimento, è incapace di provare emozioni oppure grida e si dispera, rifiutando di credere che la perdita sia avvenuta; quella della rabbia, dove le forti emozioni provate prendono la forma dell’accusa, della ricerca del colpevole, e vengono dirette contro l’esterno – medici, società, forze superiori o anche persone care, incluso il defunto – o contro se stessi; la fase di negoziazione, costituita dalla ricerca di senso, di una spiegazione, dal susseguirsi di “se solo avessi…”, ovvero di quanto avremmo potuto fare per evitare questa perdita; la fase della cosiddetta depressione, dove la constatazione della perdita come definitiva si accompagna a dolore, tristezza, solitudine, senso di colpa, ritiro sociale; nella fase di accettazione la persona arriva ad integrare la perdita all’interno della propria storia, e a riorganizzare la propria vita a partire da questa nuova e diversa condizione.

Ogni fase può presentarsi con intensità più o meno intensa, il passaggio da una fase all’altra e la stessa sequenza possono presentarsi in maniera diversa in persone diverse: ad esempio una persona può “saltare” una fase, oppure tornarci, dopo un iniziale “avanzamento”. Inoltre, è importante sottolineare che questa è solo una delle tante teorie e studi sul tema. Non esiste una “reazione giusta”: tutti i pensieri, sentimenti e manifestazioni sono normali, fanno parte delle modalità che il nostro organismo mette in atto per fronteggiare la perdita ed adattarsi alla nuova realtà. Questi sono generalmente destinati a risolversi col tempo, sapendo che anche qui, non c’è un “tempo giusto”.Durante questo periodo è importante cercare di mantenere una cura di sé e degli stili di vita sani, ricercare la vicinanza da parte di affetti positivi ed accogliere le proprie emozioni: negarle o inibirle potrebbe prolungare il processo.

Tuttavia, può succedere che la persona sperimenti delle difficoltà nel gestire le emozioni dolorose, che l’intensità delle emozioni vada al di là della fase “acuta” dei primi giorni o mesi, che lostruggimento e desiderio della persona scomparsa persista o, addirittura, peggiori, anziché attenuarsi. Questi possono essere sintomi di un lutto patologico o non risolto che può portare ad uno stato depressivo cronico. Se la perdita è stata improvvisa, violenta o ha rappresentato una minaccia all’integrità della persona sopravvissuta, può costituire un vero e proprio trauma. È importante sapere che in questi casi, è possibile affrontare questo complicato processo e recuperare la propria funzionalità con il supporto di uno psicologo o psicoterapeuta esperto.

Dr.ssa Sara Giorgi, psicologa, formatrice, progettista

Di 6psinsieme: dr. Fabio Battisti, dr. ssa Rita Bagiossi, dr. ssa Angela Fiorletta, dr. ssa Alessia Micoli, dr. ssa Cristina Pansera.

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