L’Alleanza per Roma, un impegno di popolo – di Nicola Tavoletta

La Istituzione del Fondo “Gesù Divino Lavoratore” è una notizia che sicuramente infonde speranza e sollievo, nella concretezza della portata economica, ma riesce anche a far emergere una visione nelle politiche di previdenza sociale assolutamente innovativa.
La Chiesa Cattolica Romana, tramite le tante aggregazioni di fedeli, svolge da sempre una costante attività di solidarietà, sussidiarietà ed assistenza per la comunità tutta, è cosa nota, spesso non pubblicizzata per rispetto della carità, altre volte per uno “stile” laicista della comunicazione, oserei dire di indifferenza laicista. Tante azioni contro la povertà e le disuguaglianze che nascono nella Chiesa Cattolica sono anche portate avanti da ampie e coinvolgenti reti sociali, riuscendo così in un altro intento: la permanente costruzione di un’anima comunitaria.
La Chiesa Cattolica nella propria azione sociale di cura integrale delle persone, quindi nell’aspetto fisico, in quello spirituale e in quello delle relazioni sociali, questa volta con tale Fondo apre una nuova prospettiva che merita una ampia riflessione, un confronto laico approfondito, su una posizione di partecipazione civile.
La discussione sulla novità del metodo avviato, quasi definibile di un “azionariato popolare” per una previdenza sociale, merita una attenzione culturale diffusa, perché apra la consapevolezza di ognuno alla questione dell’equilibrio della comunità.
L’intento di questa riflessione è quello di cercare di entrare in una prospettiva del progetto “Alleanza per Roma”, così come è definito nel comunicato che riporta la lettera del Papa al Vicario, che rappresenta un impegno civile fortemente basato su valori e ideali. In una fase sociale nella quale vengono proposte forme di impegno civile post ideologiche o addirittura basate su un’ opinione o un sentire diffuso, in questo caso torniamo ad un progetto sociale che ha un’ origine ideale, una propria caratterizzazione identitaria e vuole convincere l’opinione pubblica, creando consenso intorno ad un’ azione  condivisa concreta, che è anche un modello di amministrazione.
Cerco di essere più chiaro.
Da decenni l’iniziativa politica elabora le misure in base alla valutazione di un consenso esistente e le struttura tecnicamente, evitando connotazioni ideali o ideologiche, caratterizzazioni che invece darebbero una permanenza e una prospettiva alla misura stessa, andando oltre alle condizioni della opinione pubblica del momento. Del sentire o della percezione del campione di un sondaggio.
Questo stile è iniziato in Italia nel 1994 proprio con i sondaggi che orientarono la politica sul sentire della opinione pubblica, sia a destra che a sinistra, fino alla degenerazione del populismo.
La presunta politica degli uomini capaci, dei leader post ideologici e della soluzione “accademica” o “imprenditoriale”.
Una politica che ha addirittura anteposto al ragionamento delle persone l’identikit degli individui per esprimere la proposta “tecnica” orientata dal sondaggio. “Serve” una donna, magari una donna giovane, un uomo delle imprese, un militare, un campione dello sport, oppure fino a convincerci che fosse utile uno che non avesse mai fatto politica.
Siamo arrivati quindi a forme “informi” di politica senza idealità, identità, quindi senza il coraggio delle idee, che per agire cercano il consenso della bussola del sentire comune.
Questa situazione, come detto, origina solamente misure istantanee, magari utili sul momento, senza prospettiva, perché senza le fondamenta di valori e ideali.
Oggi, invece, l’istituzione del Fondo in questione esprime una misura che ha una forte caratterizzazione valoriale, quella della religione Cattolica, uno spessore ideale, quello della dottrina sociale cristiana, e cerca il consenso e la partecipazione popolare intorno ad un modello di gestione, formandolo non solo sulla efficacia, ma soprattutto sulla stessa convinzione ideale.
Tale progetto tramuta la coscienza di ognuno in energia ideale per un’azione di concreta amministrazione per l’equilibrio comune e non stimola questo percorso solo dalle singole persone, ma, come detto, dalle persone aggregate in Istituzioni e in Organizzazioni Sociali o private. Emerge in questo passaggio, quindi, anche il tema strategico di una comunità basata sulle rappresentanze e sulla cooperazione, cioè sulle relazioni sociali e non sugli individui.
Anche questa volta la Chiesa Cattolica si è resa avanguardia nella sua tradizione e ci offre non solo uno strumento, ma anche un modello per la comunità che potrebbe essere declinato in una vera e grande alleanza popolare basata su valori e sugli ideali.
Intanto un plauso alla Amministrazione Regionale e a quella Comunale per aver condiviso il progetto con una importante adesione economica.

Nicola Tavoletta

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