NON SOLO BRACCIANTI – Prima la persona, poi il lavoro

Il provvedimento voluto e proposto dalla Ministra Teresa Bellanova per regolarizzare la presenza dei lavoratori stranieri delle nostre campagne ha fornito l’occasione per misurare l’approccio valoriale con il tema dell’integrazione e del rispetto dei diritti umani di quelle persone che qualcuno si ostina a voler considerare solo come semplici braccianti utili a far arrivare nelle nostre case i prodotti della terra, di quella terra dove nonostante il progresso e le innovazioni tecnologiche ancora oggi il lavoro è duro e faticoso. Una regolarizzazione richiesta anche da tante imprese sane che sentono l’esigenza di lavorare in trasparenza e nel rispetto della normativa sul lavoro e sulla sicurezza. La storia personale della Ministra Bellanova garantisce l’autenticità dell’iniziativa, che rende strumentale la funzione lavorativa rispetto all’obiettivo principale di riconoscere i diritti fondamentali ai lavoratori stranieri che operano nel nostro Paese.

Dobbiamo a tal proposito fare un chiarimento per capire ciò che consideriamo uno strumento e ciò che consideriamo un fine nelle scelte politiche sull’immigrazione, perché ciò equivale a chiarire se guardiamo a questi lavoratori come persone o soltanto come braccia utili per delle fatiche che altri non vogliono fare. Vale ricordare che nella nostra Costituzione (frutto anche del fecondo contributo dei cattolici democratici) il lavoro è individuato come strumento affinché l’uomo possa essere effettivamente persona, con una sua dignità ed una sua funzione sociale.

In fondo è proprio su questa interpretazione che il provvedimento ha rischiato di arenarsi per l’ansia dei pentastellati, presi dalla paura di perdere consensi su quel fronte destro del movimento che ancora rimpiange la nefasta stagione di governo con la Lega. In questi casi è sempre il chiarimento culturale che precede e genera quello di carattere politico. Chi fa riferimento alla cultura della persona umana, del rispetto della sua dignità e dei suoi diritti, non si può infatti accontentare di una sostanziale sanatoria delle posizioni lavorative, peraltro a termine pur in presenza di crescentiesigenze da parte delle aziende di diversi settori produttivi.

Ma la gerarchia dei valori ci riporta sempre ad un’attenzione prioritaria alla personaumana

e poi alla sua funzione di lavoratore. Papa Francesco con il suo Magistero non perde occasione per rimettere l’uomo al centro della storia, come ragione dell’impegno politico per il bene comune e per un nuovo umanesimo.

Torna alla mente anche il discorso noto con il titolo di “Tempi nuovi si annunciano…” nel quale Aldo Moro parla dell’intollerabilità di ingiustizie, zone d’ombra e condizioni d’insufficiente dignità e della necessità quindi di “una visione del diritto degli altri, anche dei più lontani, da tutelare non meno del proprio”. Era il 21 novembre del 1968, ma il discorso è di drammatica attualità e ci chiama ad una riflessione ulteriore sul modello di società che vogliamo costruire.

Massimo De Simoni

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