Viandanti Sociali: Gagliano del Capo
Ero in Puglia ad agosto in vacanza e soggiornai anche in Salento sulla costa Adriatica. La curiosità mi spinse ad esplorare l’entroterra e scoprii Gagliano del Capo. Un paese di 5.000 abitanti, all’Interno rispetto alla sua affascinante e impervia costa. Poco distante dalla più celebre Santa Maria di Leuca e a quasi 70 km da Lecce. Un territorio che ricorda i paesi del Messico del nord, quelli disegnati sulle tavole di Tex, ma una costa con rilievi monumentali che si proietta verso i Balcani. Quando i Romani conquistarono il Salento quell’assolato “pezzo” di terra divenne del centurione Gallius, da qui il nome. Per chi non è amante dei tuffi dagli scogli quel mare è un bagno nel sole, gustando una birra all’ombra di improvvisati chioschi o di lidi a terrazza. Per i più temerari una passeggiata nel canalone del Ciolo, un canyon sul mare. Il Paese è un labirinto di strade con case basse, bianche prevalentemente. La Piazza di San Rocco, che è il centro della comunità, sembra l’elegante ricostruzione della Italia rurale degli anni del dopoguerra. La Chiesa dedicata al Santo Guaritore accentra tutta l’attenzione. Poi l’occhio del buongustaio scorre tra sul resto del perimetro. Trattorie, ma soprattutto una macelleria gastronomia per la quale Chef Rubio farebbe uno speciale. Una bottega autenticamente vintage, ricca di carni, allestita con un banco esterno attorniato da panche e tavolini. Una ragazza decisa, dalla sagoma armoniosamente curvilinea serviva gustosi manicaretti di carne della tradizione salentina: bombette, pezzetti di cavallo e Turcinieddhri. Un ingresso della piazza aveva un maestoso striscione che annunciava la desiderata festa dell’Emigrante. Quante generazioni lasciarono quel tacco meraviglioso, senza mai abbandonarlo. Quello striscione aveva la fierezza del tricolore. Accanto alla Piazza di San Rocco, dietro ad un palazzo un grande parcheggio. Quegli slarghi funzionali per il mercato, la Chiesa, la Scuola o il Comune. No, non era solo questo. Dopo il tramonto, per tutta la notte, musica e cibo per una festa popolare in grande stile. Pizzica e taranta coinvolgente, anche per i più rigidi. Artigiani in circolo, vino e distillati per accompagnare i passi e poi tanti prelibati piatti. In quell’estremo d’Italia sconosciuta una passione popolare che illuminerebbe l’intero Stivale.