I giorni di Lucio Dalla

di Nictav
Ieri, 1 marzo, ricorrevano gli 8 anni dalla morte di Lucio Dalla, dopodomani, 4 marzo, il suo compleanno. Questi sono i giorni che rappresentano un funambolico genio della musica mondiale. Un artista che ha proiettato la sua musica nel futuro, tanto che sono convinto che la preziosità e la raffinatezza della sua opera ancora non sia stata completamente riconosciuta, apprezzata, addirittura interamente conosciuta. Due anni fa passeggiavo per Bologna nel periodo natalizio, via D’Azeglio era luccicante, brillantemente illuminata dalle luminarie rappresentanti il testo della magnifica “L’anno che verrà”. La sagoma del Nostro era proiettata sulla facciata del palazzo dove viveva, un’armonia di basco, barba e sassofono; sotto una jazz band a suonare e a ballare le sue canzoni. Ricordo l’atmosfera eccezionale che ben rappresentava la classe e la popolarità di Lucio Dalla, esclusivo, ma inclusivo. Quella stessa strada, così organizzata, esprimeva la completezza dello stile di Lucio Dalla, sia elementare nei sentimenti, che sofisticato nella ‘idealità. Uomo di Bologna, ma profondamente manfredoniano, pugliese, come si autodefini’. Aveva ricevuto in eredità dalla madre una casa alle Isole Tremiti, frutto del compenso del lavoro da modista della stessa; scelse quella dimora come rifugio artistico. Definì la sua struggente solitudine con la descrizione della morte del padre, quando era piccolo, ma esalto’ il suo talento individuale anche nelle tante eccezionali collaborazioni: una continua compagnia musicale. La vivacità e la vitalità di Bologna si sente tutta nelle sue canzoni, anche in quelle malinconiche, tutte, però, impreziosite da quella prorompente e luminosa naturale bellezza della declinazione del sentimento, che è propria dei porti del Sud. Un altro momento della mia vita mi ricorda Lucio Dalla: quando da piccolo ero in auto con la mia famiglia e percorrevamo i viadotti calabresi per andare in Sicilia, quei viadotti che impressionavano mia mamma e che ora impressionano me. Ricordo che chiedevo di farmi ascoltare un “cassetta” di Dalla, ripetutamente, su quella strada verso la Sicilia, verso il Mediterraneo. Allora non sapevo il perché, se non per il ritmo e la simpatia delle parole. Oggi ho la convinzione che non ci sia poeta moderno che sappia interpretare al meglio l’evoluzione, la trasformazione, positiva della natura verso il futuro, unendo le sensibilità, gratificandole nelle sfumature. Proprio il Mediterraneo rappresenta tutto questo: una complessità storica proiettata intensamente verso il futuro. Dalla si dichiarò di sinistra, ma celebrò la caduta del Muro di Berlino cantando “Futura”, morì nella Laica Svizzera, ma ad annunciarlo per primi furono i Frati di Assisi.
In questi giorni ascoltiamo Dalla, Lucio.

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(fonte foto: visitupbologna.com)

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