Le Sardine siamo noi

Anche io voglio dire la mia sulle sardine e, premetto, non sarò imparziale né oggettivo.
Non lo sarò perché non ho il tempo né soprattutto la voglia di sentire le ragioni di chi le contesta. La mia non è una svogliatezza pigra, ma una vera e propria repulsione ad ascoltare per più di qualche secondo le ragioni di chi dice “ma tanto cosa portano di nuovo”, “dove vogliono arrivare”, “chissà chi c’è dietro che li muove”… ecco a parte questo, io in realtà non saprei neanche dire bene quali siano le critiche che gli vengono mosse perché non riesco ad ascoltare i loro detrattori per più di qualche secondo, per poi volgermi altrove infastidito… ed è così che per mesi ho assistito impotente all’ascesa di un pensiero sovranista, divisivo e retrogrado… e vedevo le piazze italiane piene di persone contro i buonisti, i radical chic dell’accoglienza a tutti i costi… e mi chiedevo, possibile che si siano ridotti così gli italiani? Che non ci siano più persone umane e di buon senso capaci di intravedere il potenziale distruttivo di questa politica sovranista, impostata sull’ignoranza delle regole che sono alla base di una convivenza sociale sostenibile, imparate a duro prezzo dalla storia?
La parola “ignoranza” viene spontanea, specie se guardiamo al substrato culturale dei nuovi fenomeni del sovranismo…. di chi fino a ieri divideva il paese tra nord e sud e adesso per puri tornaconti elettorali si è accorto che gli conviene spostare il muro divisivo più in là, tra “noi italiani” e l’Europa, tra “noi italiani” e gli immigrati. Ma in realtà non è neanche “ignoranza” la parola chiave, con cui sarebbe riduttivo catalogare un fenomeno così complesso, quello del sovranismo e del populismo, che si afferma ciclicamente nella storia, specialmente in tempi di crisi. Ma l’incanalarsi in ragionamenti socio-culturali non può neanche giustificare quella che alla fine è una questione più di cuore e di coscienza…. e allora mi interrogo per cercare di capire cosa abbia in testa uno che fa tre ore di fila per farsi un selfie con un leader che inneggia alle ruspe, animando odi e paure… in loro non vedo vittime della crisi in senso stretto ma persone in probabile crisi di valori, forse impaurite dai continui cambiamenti della società odierna, con conseguente mancanza di riferimenti e un senso di precarietà che ahimè è insito nell’esistenza, e non trova certo risposta nella cultura dell’odio e della chiusura, nella continua ricerca di un nemico e nel rifiuto culturale del diverso. La loro becera semplificazione fa emergere un’Italia piccola ed egoista, stretta nella difesa del proprio orticello, sempre più arido, con l’occhio rivolto nostalgicamente al passato in un avvitamento culturale e morale.
Ed in questo sforzo di immedesimazione nell’altro mi perdo, il quadro che ne emerge è forse troppo netto e stereotipato e quindi ci rinuncio, svilisce anche me. Però un effetto lo ottengo, nel ricompattarmi attorno alla mia identità e nel ritenermi fortunato, riconoscendomi in valori quali l’altruismo, la condivisione, il dialogo e l’accoglienza, che fino a ieri davo per scontato salvo accorgermi oggi che non è così.
E quindi alla fine penso che più che mai la scelta su quale parte stare al giorno d’oggi sia una questione di pancia, e faccia leva su motivi irrazionali e radicati nella natura di ognuno di noi, tanto più che il dibattito è ormai privo di contenuti oggettivamente analizzabili e la stessa realtà dei fatti sia effimera e manipolabile.
Ed è per questo che oggi, in maniera emotiva e di parte, sto con le Sardine, con chi finalmente ha preso l’iniziativa innescando la scintilla con cui tante persone moderate, che la pensavano in silenzio come me, si sono riappropriate delle piazze… come quella recente di San Giovanni, silenziosa ed eterogenea, gremita di giovani e meno giovani, uniti da un sentimento comune di rifiuto della cultura dell’odio, di difesa dei valori di uguaglianza della costituzione, in un clima prevalente di fratellanza e armonia collettiva.
Non è forse un caso che a fare scoccare questa scintilla siano stati dei giovani con la faccia pulita e dagli argomenti lucidi e inattaccabili… questo ci conforta ancor di più per il futuro, non potendo certo ignorare l’analogia con le manifestazioni di ‘Fridays for the Future’, scaturite dalla caparbietà di una giovanissima svedese che riempie le piazze in maniera ‘sana’ contro il riscaldamento globale.. e che viene ovviamente criticata da quel lato oscurantista della nostra società che ci tocca sopportare, per ricordarci che la ricerca del bene è un cammino continuo e mai scontato.

Mario Saveri

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