DAZI. COLDIRETTI: DANNO PER MADE IN ITALY QUADRUPLICA SE BLACK LIST SI ESTENDE AL VINO

(DIRE) Roma, 3 dic. – Con la minaccia di Trump di innalzare al
100% i dazi sui prodotti europei contro la digital tax rischia
mezzo miliardo di export alimentare Made in Italy in Usa. E’
quanto emerge da una analisi della Coldiretti sugli effetti
dell’aumento dal 25% al 100% delle tariffe applicate ai prodotti
alimentari Made in Italy inseriti nella black list decisa dalla
Rappresentanza Usa per il commercio (Ustr) nell’ambito della
disputa nel settore aereonautico tra l’americana Boeing e
l’europea Airbus.
Prodotti come Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Gorgonzola,
Asiago, Fontina, Provolone ma anche salami, mortadelle,
crostacei, molluschi agrumi, succhi e liquori come amari e
limoncello, già in difficoltà con i dazi al 25%, con l’aumento
al 100% – sottolinea la Coldiretti – sarebbero completamente
fuori mercato negli Stati Uniti che si collocano al terzo posto
tra i principali italian food buyer dopo Germania e Francia, ma
prima della Gran Bretagna. A trarne vantaggio – spiega la
Coldiretti – le brutte copie americane realizzate in Wisconsin,
California e nello Stato di New York, dal parmesan con una
produzione di 192 milioni di chili al provolone con 181 milioni
di chili, fino al Romano con 25 milioni di chili realizzato pero’
senza latte di pecora, secondo l’analisi della Coldiretti su dati
Usda, il Dipartimento dell’agricoltura statunitense. Il dazio al
100% per il Parmigiano Reggiano e per il Grana Padano ad esempio
farebbe aumentare il prezzo al dettaglio a quasi 70 dollari al
chilo, un valore superiore anche di 3-4 volte rispetto al
parmesan di produzione Usa che viene posto ingannevolmente sullo
stesso scaffale dell’originale Made in Italy.

La situazione diventerebbe drammatica se la
black list dei prodotti italiani colpiti si allargasse al vino
che, con 1,5 miliardi di export nel 2018, rappresenta – sostiene
la Coldiretti – il prodotto agroalimentare Made in Italy piu’
venduto negli Stati Uniti. L’aumento dei prezzi infatti –
continua la Coldiretti – favorirebbe le produzioni di Australia e
Cile e soprattutto le bottiglie locali con gli Usa che
rappresentano quasi il 10% del totale mondiale e sono diventati
il quarto produttore di vino a livello globale dopo Italia,
Francia e Spagna, con una quantità di 24 milioni di ettolitri.
“Occorre riprendere il dialogo per evitare uno scontro dagli
scenari inediti e preoccupanti che rischia di determinare un
pericoloso effetto valanga sull’economia e sulle relazioni tra
Paesi alleati” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore
Prandini nel sottolineare che “e’ sempre piu’ urgente
l’attivazione di aiuti compensativi ai settori piu’ duramente
colpiti e concedere sostegno agli agricoltori che rischiano gli
effetti di una tempesta perfetta tra dazi Usa e pericolo di
Brexit, dopo aver subito fino ad ora una perdita di un miliardo
di euro negli ultimi cinque anni a causa dell’embargo totale
della Russia”.
“Dopo il settore aereonautico con la digital tax ancora una
volta l’alimentare diventa ingiustamente la vittima di una guerra
commerciale in cui non e’ coinvolto” ha concluso Prandini nel
precisare che “si tratta della conferma del valore strategico di
un settore su cui l’Unione Europea deve investire a partire dal
prossimo quadro finanziario per evitare di indebolire la Politica
Agricola Comune (Pac)”.

vino-960x450.png
(fonte foto: food.firstonline)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *