1989-2019/ Il muro cieco

“Il muro cieco. I muri hanno sempre avuto, oltre ad una funzione materiale, un significato simbolico: schermo, separazione, impedimento. Un significato negativo che ha fatto diventare la distruzione, distruzione del Muro, un concetto positivo, da Gerico in poi. Chi costruisce muri diventa allora l’uomo della paura, della chiusura, della divisione. Chi li distrugge l’uomo della libertà, dell’apertura, della comunione. Costruire è negativo, distruggere è positivo.
Una contraddizione in termini, mi pare, che sposta – come sempre – la riflessione dallo strumento all’uso che se ne fa. Perché un muro non serve necessariamente per schermare e dividere, ma serve a proteggere, riparare, sostenere, ordinare. Il problema quindi non è il muro e neppure il muratore, ma la funzione il committente attribuisce al Muro.
Nella storia, molti Muri sono stati voluti da regimi, dittature, tirannie. Molti, di quei molti Muri, oggi non ci sono più, tanto che celebriamo in questi giorni il trentesimo anniversario della caduta del Muro per antonomasia, un Muro di regime.
Ma questi sono pure tempi di nuovi Muri, edificati però da democrazie.
Sicuri allora che ci sia solo da festeggiare? Stappiamo pure un bottiglia, quindi, e celebriamo la caduta di un vecchio Muro, ma cominciamo a pensare che i nuovi Muri, se proprio ve ne sia necessità di farne (altra discussione impervia), beh, che siano dotati di porte e finestre, per lasciare che aria, luce, idee e pensieri possano circolare nelle nostre menti e, soprattutto, che il nostro sguardo verso il futuro non sia impedito da un muro cieco.”

Il Costruttore di porte

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