1989-2019/Daniele Zaccherini: riflessioni sulla caduta del muro

A 30 anni dalla caduta del muro il momento di riflessione è per tutti noi legato all’acquisto di libertà, al progredire Dell’unione europea e alla riunificazione della Germania.
Oggi mi trovo tra quelli che festeggiano, fra quelli che hanno tratto giovamento da questa “rivoluzione”.
Ma vedo anche tanti sguardi confusi, troppi occhi spenti e maniera confusa e magmatica mi arriva anche qualcos’altro, una sensazione, quasi fisica di qualcosa che per molti abbiamo perso… abbiamo perso la chiarezza dei contorni delle cose, delle idee, di quelle giuste e di quelle sbagliate.
Ieri avere un “nemico” forse ci univa. Forse ci dava sicurezza. Quasi ci scaldava, perché se ho un nemico, ho anche un amico da qualche parte, e se ci sono due blocchi, faccio parte di qualcosa.
Ho forse qualcuno che mi difende. Ho qualcuno che pensa a me.
Ho qualcosa in cui credere.
Oggi non c’è più un punto di riferimento. Non sappiamo chi sono gli amici e chi i nemici. La paura non viene da “oltrecortina”, il nemico è diventato per molti il vicino di casa.
La società è progredita e la pace è duratura. È duratura? Non si combatte più in Europa ma sembra che siamo in guerra col mondo quando prima per paura della guerra Nucleare si viveva con il dito sul grilletto ma nessuno sparava.
E poi avevamo dei grandi statisti, da una parte e dall’altra. Sia del muro che dei muretti di casa nostra.
E sopratutto avevamo la speranza, la speranza di un futuro migliore.
Dopo il muro, Il futuro è adesso, e di speranza in giro se ne vede poca.
Sembra come per contraltare che la caduta del muro, ha consentito ad entrambe le parti molto, ma anche di vedere oltre il muro, e forse oltre il muro c’era molto, ma meno di quello che per decenni avevamo pensato e sperato.
Forse…

Daniele Zaccherini – commercialista, Lazio Turismo

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(ANSA.it)

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