Il caso Bibbiano

La vicenda di Bibbiano è una vicenda che ha diversi aspetti drammatici. Naturalmente il primo è che dei minori sono stati strappati alle loro famiglie per questioni di interesse economico. La seconda è che di questa vicenda si è tanto strombazzato a vanvera ed unicamente   per farne un caso mediatico senza alcun approfondimento e la terza è che è drammatico che in un paese dove vige lo stato di diritto questo diritto sia esercitato in modo arbitrario.
Il nome di questo paesino ,Bibbiano, porta il marchio dell’infamia. Un po’ come il Circeo porterà sempre il marchio dell’infamia a causa dell’omicidio di Rosaria Lopez e della vicenda a cui è legato.
Quello che mi fa corrugare la fronte è vedere come tante persone , che sono giustamente indignate di questo orribile fatto, non si siano affatto occupate di sapere cosa vuol dire il caso di Bibbiano e perché si è potuto verificare. Il dettato ”parlateci di Bibbiano” è sventolato e rimarcato da chi di quel caso non ne vuole sentir parlare affatto.
Cosa vuol dire: Parlateci di Bibbiano? Anzitutto: a chi è fatto questa domanda. Parlateci chi?
Proverò a rispondere, visto l’insistenza a ripetere come dei pappagalli questa domanda senza attendere una risposta.
Il caso Bibbiano è importantissimo, non importante.
Perché evidenzia ancora una volta la necessità della collegialità delle decisioni quando esse riguardano un individuo, seppur minore. Anzi, a maggior ragione.
Secondo il nostro ordinamento un minore è un soggetto debole e quindi degno di maggiori tutele. E fin qui tutto giusto. Può succedere che un minore evidenzi, magari a scuola, la necessità di essere aiutato. Può presentare dei lividi o altri segni sul suo corpo. Può avere delle reazioni emotive eccessive, può manifestare degli stress in modo molto serio. A quel punto interviene il servizio di allerta, rappresentato dalle strutture scolastiche o dove il minore manifesta queste anomalie, che fa intervenire il competente Ufficio Minori. Il quale prende in carico il caso attraverso un assistente che è anche pubblico ufficiale e che può prendere la decisione di richiedere, al giudice competente, l’allontanamento del minore del proprio nucleo familiare.
E questa decisione quasi sempre viene avallata ed è qui il vero vulnus, il nodo scorsoio che rischia di strangolare il procedimento  che sembra virtuoso.
Perché questa decisione non è una decisione presa da un collegio di persone competenti  e diverse tra loro ma è unilaterale.
E mi fa davvero specie che tante persone che inorridiscono sentendo il nome Bibbiano siano poi persone che amano il concetto di unilateralità nelle decisioni. O che pensano che il confronto debba passare tramite la domandina “vuoi tu…vota si o vota no”.
Ecco, queste sono le storture possibili quando manca il controllo , quando manca la cosiddetta “ terzietà”.
Peraltro non risulta a me che vi sia una qualsiasi proposta di legge tendente a modificare questo deficit, meno che mai da parte di chi strepita il refrain: Parlateci di Bibbiano.

Agostino Mastrogiacomo

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(Fonte Foto: La Notizia.net)

 

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