Storie di calcio: la Reggina di Walter Mazzarri 2006/2007

L’estate la ricorderemo come una delle più importanti, era il 2006, e successe di tutto.
Scoppiò il caso “calciopoli” che portò a pesanti squalifiche e penalizzazioni tantissime club; addirittura la Juventus in serie B, oltre a perdere tre scudetti vinti sul campo. Soprattutto, però, quella estate rimarrà nei ricordi per la Nazionale Italiana Campione del Mondo a Berlino.
Ci furono calciatori che in Germania alzarono la Coppa del Mondo e la stagione successiva si trovarono a calcare i campi della serie B italiana. Tra le squadre penalizzate la Reggina del Presidente Foti, presidente alla guida del club amaranto dal 1988, che affrontò il torneo 2006/07 con una condanna di -15 punti, ridotta a -11 in appello a dicembre.
Da tutti considerata una squadra spacciata, naturale candidata alla retrocessione, senza possibilità di mantenere la categoria.
Da due anni allenava la squadra Walter Mazzarri, toscano di San Vincenzo, che aveva conquistato due belle ed orgogliose salvezze consecutive, contribuendo a due record per una squadra calabrese: sei campionati consecutivi in serie A ed otto totali.
Mazzarri mantenne il modulo di riferimento, il 3-5-2, conquistando 51 punti con 12 vittorie e 15 pareggi, che portarono in classifica al 14° posto con 40 punti validi.
Un record, una impresa eccezionale, con meno undici punti una salvezza incredibile, sorprendendo tutto il movimento calcistico, rimase negli annali quella impresa.
Il 3-5-2 di Mazzarri ebbe dei protagonisti, che uniti, imposero una forza di carattere collettivo impressionante.
La porta degli amaranto non ebbe un titolare, ma a difenderla ruotarono quattro abili numeri uno: Pellizzoli, Puggioni, Novakovic e Campagnolo.
Estremi difensori spesso sfortunati per le condizioni fisiche, ma che si fecero trovare pronti quando indossarono la maglia da titolare. Pellizzoli era il promettente campione che due anni prima era approdato sullo stretto dalla Roma dei Sensi per riscattarsi, Campagnolo un affidabile riferimento tra i pali, mentre Puggioni lo ricordiamo anche come avvocato, sindacalista e fedele tifoso blucerchiato, che rifiutò un trasferimento al Genoa dal Chievo, andando fuori rosa, per poi far condannare il Presidente veronese Campedelli per Mobbing.
Il trio di difesa aveva grinta da vendere: Aronica, Lucarelli Alessandro e Lanzaro, uomini duri. Giosa, Di Dio ed Estevez le pronte riserve. Mesto e Modesto erano i due terzini, in quella squadra ruoli e protagonisti importantissimi. Entrambi veterani allo Stadio Granillo, entrambi calciatori chiave di quella impresa. In mediana tanti centrocampisti capaci nel coniugare dinamismo, tecnica e grinta. Tutti centrocampisti capaci nel diffondere e nell’attaccare senza sosta. Da quattro anni a Reggio Calabria, poi tornerà, il palermitano Giacomo Tedesco. Due cursori cresciuti in quella città Barilla’ e Missiroli, figlio di un calciatore ravennate trasferito negli anni ’70 lì. Amerini si scoprì una colonna, mentre Vigiani,
Tognozzi, Carobbio, Nardini, Gazzi e Rios garantirono vivacità in un continuo turnover. Leon e Foggia furono le mezzali che si inserirono tra centrocampo ed attacco. La linea avanzata era schierata con due grandi centravanti: Rolando Bianchi e Nicola Amoruso. Una coppia di goleador potentissima. 18 centri Bianchi, 17 Amoruso. Alle loro spalle il danese Nielsen.
Il bergamasco Rolando Bianchi proveniva dell’Atalanta, passando dal Cagliari in prestito, aveva indossato l’azzurro dell’under 21, ma, nonostante la giovane età aveva già subito più di qualche infortunio. Alto 1,88 metri, si impose al centro dell’attacco. Attaccante rivelazione della stagione nella estate successiva
Il bergamasco Rolando Bianchi proveniva dell’Atalanta, passando dal Cagliari in prestito, aveva indossato l’azzurro dell’under 21, ma, nonostante la giovane età aveva già subito più di qualche infortunio. Alto 1,88 metri, si impose al centro dell’attacco. Attaccante rivelazione della stagione nella estate successiva divenne corteggiato dai grandi club, fino ad essere acquistato dal Manchester City di Sven Goran Eriksson per 13 milioni di euro. Sarà uno degli attaccanti più prolifici della storia del Torino. Nicola Amoruso, invece, era il campione di quella squadra. Si era trasferito a Reggio Calabria l’anno precedente e rimase anche il successivo, collezionando 96 presenze e 40 gol.
Un centravanti agile, strutturato fisicamente, ma soprattutto tecnico, abile nel palleggio e nell’ acrobazia. Arrivò alla Juventus dal Padova qualche anno prima, si impose da talento emergente superando la concorrenza di veterani e giovani promettenti, ma furono gli infortuni a fermarlo. Era stato campione d’Europa con la Nazionale Italiana Under 21, ma nonostante in carriera segnò in serie A 113 gol non vesti’ mai l’Azzurro della Nazionale maggiore. Un record, come quello di aver giocato un serie A con 13 squadre, segnando con 12 di queste.
Amoruso a Reggio Calabria non lo dimenticheranno mai, come tutti gli uomini di quella squadra, che alla fine di quella mitica annata ricevettero la cittadinanza onoraria di Reggio Calabria.
Il 27 maggio 2007 il Granillo era pieno, 20.835 spettatori, gli uomini di Foti e Mazzarri sconfissero il Milan Campione d’Europa con gol di Amoruso ed Amerini, raggiunsero la salvezza: una giornata impressa nella memoria

Nictav

(Foto:www.calciomercato.it)

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