Lettera all’editrice e ai direttori

Cara Editrice, cari direttori,
ricordo quando leggevo gli articoli delle pagine sportive dei quotidiani, in particolare negli anni ottanta o novanta, quelli sul calcio. Bravissime firme, giornalisti che sapevano approfondire, costruire collegamenti o disegnare il quadro della situazione, facendo vivere il lettore nelle dinamiche della gara o nella vita dell’atleta. Leggevo tutto l’articolo con gusto, piacere, anche soddisfazione. Approfonditi pezzi, prodotti di un sapiente e prezioso artigianato letterario, anche molto vanitoso. Una vanità non fisica, ma culturale, della capacità creativa, dell’estro letterario. Un giornalismo dalla vivace cultura sportiva, che appassionava lo sportivo, non per la cronaca, non per la notizia, ma per lo stile. A tutti verrebbero in mente i grandi maestri, Brera, Camminiti, ma i professionisti della macchina da scrivere e del collegamento con il telefono a gettoni erano tantissimi. I giornali erano tanti, identificavano tradizioni culturali, estrazioni ideologiche, vocazioni spirituali, ambiti territoriali, rappresentavano delle identità. Anche le pagine sportive esprimevano nella visione culturale del giornale l’interpretazione della gara, dell’atleta. Perché scrivo questo preambolo, perché chiedo a voi di approfondire il fenomeno sportivo con maggiore attenzione sulle pagine di Lazio Sociale. Purtroppo lo sport, in particolare il calcio, sono schematicamente rappresentati dalla maggior parte dei giornali: affari e gossip, più che cultura e sociale.
Non posso dimenticare quando un Juventus – Anarthosis Famagosta di Coppa Uefa diventava occasione di analisi sulle divisioni politiche e calcistiche tra la Cipro influenzata dai greci e quella dai turchi. Allora vi chiedo che Lazio Sociale investa anche sullo sport e sul calcio e ciclismo in particolare, per passione personale. Sarebbe un arricchimento per il nostro giornale del Terzo Settore, sarebbe un piacere per tutti noi,
Grazie,

Nicola Tavoletta