Le colonizzazioni spontanee.

Se dovesse capitarvi di inoltrarvi sul  Monte Pollino, meraviglioso biotipo a cavallo tra Basilicata e Calabria, potreste trovarvi ad osservare da vicino degli alberi molto particolari.
Si chiamano  Pini Loricati ed sono gli  alberi più antichi del nostro paese. Nel senso che i Pini Loricati sono gli alberi che vivono più a lungo tra i tanti che sono presenti nel nostro territorio.
Possono agevolmente  superare i mille anni , il che vuol dire che alcuni di quegli alberi sono lì da prima che Dante scrivesse la Divina Commedia o da diversi secoli  prima che Colombo scoprisse le Americhe.
Abbiamo l’idea che i vegetali sono estremamente territoriali e che per forza di cose non possono spostarsi da dove nascono. I loro semi  cascano al suolo e se hanno fortuna potranno germinare e crescere accanto a chi li ha sparsi al suolo. Da li non si scappa, insomma.
Ma è sempre così? No, affatto. Quando non c’e l’uomo di mezzo, ovvero la specie che più di ogni altra ha permesso di trasmigrare vegetali ed animali nel mondo, le piante ci pensano da sole a conquistare nuovi territori.
Lo fanno da sempre e sono vere e proprie invasioni silenziose e cospicue.
Le piante sono insistenti, cercano espansione ovunque , si spingono a latitudini polari, cercano di conquistare i deserti,  provano a mettere radici negli abissi marini o verso le cime più alte del mondo.
Le gramigne sono temute dai contadini, le canne si moltiplicano negli argini dei fiumi, i rovi si impadroniscono di boschetti e ruderi, le edere fanno sparire tronchi di foreste intere.
Usano ogni mezzo: insetti ed uccelli per trasportare il loro polline, usano  il vento , usano i corsi d’acqua e le piogge.
Pare che le palme nane africane abbiano usato le quaglie per mettere radici nel mediterraneo e chissà  che stratagemma hanno usato le acacie per arrivare dall’africa equatoriale.
Il mondo vivente è un esternazione di sogni , l’esatto contrario dei sogni di quel contadino che viveva in Cina descritto dalla penna di Scott Fitzgerald in Stirpe di Drago, perché  lui voleva finire di vivere dove era nato ed era sempre stato.
No, il mondo della natura racconta di pesci che vogliono volare fuori dalle acque, di uccelli che ci vogliono entrare  tuffandosi e spingendo con tutte le forze, di tortore dal collare che hanno invaso l’Europa in meno di trentanni. Di barracuda che sfrecciano numerosi nel mediterraneo, di cesene che si spingono più a nord e di anatre mandarino che stanno diventando autocnone in alcuni nostri stagni.
Nulla è costante ed immoto nel nostro pianeta , anche le montagne si spostano con i terremoti, con i smottamenti e le frane.
I territori sono  soggetti a cambiamenti naturali.
Così come lo sono le coltivazioni, gli allevamenti, la stessa stirpe umana.
Il significato stesso della vita è nella riproduzione e nella sua espansione.
Tentare di arginare il senso stesso dell’esistenza attraverso i muri appare ridicolo.
Come lo è  il più grande monumento che l’uomo ha realizzato sul pianeta. Si vede dalla spazio, tanto è grandioso: è la Grande Muraglia Cinese. Fu costruita per contrastare l’espansione dei Mongoli.
E quelli ci misero su le scale e passarono dall’altra parte.
Lambertus.

(fonte foto: Renner Italia – Circuito Turismo)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *