Il “Buonismo”

Da qualche anno è stato introdotto nel lessico popolare questo sostantivo “buonismo” che sta ad indicare un atteggiamento sociale che non conclude nulla di positivo e che è di ostacolo alla realizzazione di progetti validi e di risoluzione di problemi territoriali.
Essere buoni non è considerata una qualità.
Molte volte a me, come credo a tutti, è stato rimproverato di essere troppo buono. Buono è diventato sinonimo di fesso, incapace, inconcludente.
Eppure, se vado indietro nella mia stessa vita, di cose ne ho concluse tantissime, di alto profilo e spesso a livelli tutt’altro che bassi.
Quindi non è vero che chi è buono non conclude niente.
L’idea che lo stronzo, il cattivo, abbia una marcia in più e sappia portare a termine il proprio compito è solo una pessima interpretazione della verità.
Essere buoni equivale a saper prendere decisioni, anche drastiche. Ma in senso comprensivo sulle possibili ricadute che queste decisioni implicano.
Per fare un esempio terra terra: se c’e’ un buco sul terreno che emana cattivo odore, il cattivista lo tappa senza indugio.
Il buonista invece dopo averlo tappato vuole anche sapere come mai c’è questo buco e come mai emana cattivo odore. Impronta azioni che ne impediscono la possibilità di riformarsi e se dovesse rifarsi il buco ne limita gli effluvi e fa in modo che non succeda di nuovo. Il buonista combatte, il cattivista distrugge.
L’idea che andare per le vie spicce sia la soluzione ai problemi è fuorviante ed errata.
A me hanno insegnato che nella vita non bisogna farsi mettere i piedi in testa da nessuno e che per essere in questa condizione bisogna guadagnarsi il rispetto delle persone.
Come? Con l’impegno, con la dedizione, l’umiltà ed il coraggio.
Non con il sopruso, non seguendo la via breve ma quella migliore.
Essere buoni viene interpretato nell’attività politica , gestionale, sociale come essere un impiccio, essere una sorta di perdente che non otterrà niente di quanto atteso. Bontà come equivalente di inefficienza.
Di converso il cattivismo viene accettato come solutivo, come un modo per portare a casa risultati concreti, validi ed immediati.
Si può essere cattivi per il popolo, te ne renderà merito.
Può darsi ma a furia di paragonare la cattiveria ad un sistema efficace ed il buonismo ad un sistema inefficace va a finire che le imitazioni tenderanno a moltiplicarsi.
E lì per lì sembrerà pure che sia un sistema che funziona, il cattivismo.
Che invece genera soltanto macerie e, come una droga, soddisfa solo per un tempo molto limitato.
Bisogna riaffermare presto il principio che solo in nome della civiltà e del bene diffuso si possono ottenere risultati sociali, politici, gestionali di vera e salda portata.
Per tutti.

Agostino Mastrogiacomo

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