Indagini sui consumi alimentari in Italia

Affrontare in modo analitico l’argomento dei consumi alimentari in italia non è cosa semplice.
Si tratta di mettere insieme , incrociando senza sovrapporre, numerosi dati che spesso sembrano in contraddizione.
Sono i dati che riguardano i consumatori (quanti sono e come scelgono) , che riguardano i prodotti( quali sono e dove sono), i conferitori ( quanti, quali e come si differenziano) e i mercati( GDO , negozio di prossimità , vendita diretta, vendita on line). Sicuramente sono in contraddizione ripetto a convinzioni di carattere culturale e di diffusione mediatica di messaggi generalisti.
Faccio un esempio lampante. Esiste un comune sentire, una convinzione radicata e diffusa, che gli italiani prediligono a tavola  i prodotti nazionali e meglio se locali .
E storicamente è sempre stato così almeno fino alla nascita dei supermercati.
Una breve analisi storica dell’economia del mercato alimentare nazionale rappresenta che fino agli anni 50 del secolo scorso quasi il 100% dei prodotti alimentari freschi era di provenienza locale e che il 92% degli occupati in produzione alimentare operava in aziende che avevano da 1 a 9 operai( quasi sempre erano 2 o 3) e che distribuivano in prossimità.
Questa condizione ha determinato una certa obbigatorietà a consumare prevalentemente prodotti locali e a creare quella sorte di passione campanilista per le perle gastronomiche dei territori di appartenenza.
Passione del tutto giustificata, visto che siamo la nazione con il maggior numero di classificazioni di qualità dei prodotti alimentari che c’e nel mondo. ( 299 ed è destinata ad aumentare). Ebbene questa passione nei fatti sembra venire meno, visto che è un dato certo che il 77% dei consumatori è orientato prevalentemente sul prezzo di un prodotto che sulla qualità di provenienza.
Ma è un dato altrettanto certo che tra un etichetta di olio extra vergine spagnolo ed una di marca italiana la scelta ricadrebbe inevitabilmente sull’olio con etichetta di marca italiana anche se poi la provenienza è la stessa .
L’olio extravergine italiano occupa il 20% del mercato Italiano, anche per un’oggettiva scarsezza di prodotto.
Mentre i consumi di salami , salgioni ed insaccati sono decisamente orientati a produzioni nazionali (94%) con prevalenza netta sui grandi brand come Il Prosciutto di Parma ( e San Daniele).
Sui formaggi è lotta aperta. Prodotti come il Parmigiano Reggiano ed il Grana Padano sono molto apprezzati dai consumatori italiani e altri formaggi similari( Gran Moravia, Duro, Sovrano)occupano una fetta molto relativa di mercato( 7%)
I bassi costi favoriscono i consumi di formaggi d’oltralpe freschi e di media stagionatura( Brie, Camembert, Masdaam, Gouda) a svantaggio dei nostri Taleggio e Montasio, mentre mantengono Asiago , Fontal e Gorgonzola.
Vola la mozzarella di Bufala Aversana( + 12%) in continuo incremento .
Mantengono residue posizioni di nicchia Fontina, Castelmagno, Bitto, Raschera, Bra ,Ubriaco del Piave. ( 16 %). La scelta sui prodotti carnei è orientata invece prevalentemente sui tagli e sul prezzo. La provenienza sembra interessare di meno( il 29% sceglie prodotti italiani). Le farine per la panificazione sono in larga parte di provenienza europea(88%) , solo la trasformazione è localizzata. Mentre per la produzione della pasta la proporzione è a vantaggio dei grani nazionali ( 66%).
Complessivamente , secondo il censis, il 33% dei consumatori sceglie esclusivamente prodotti nazionali, mentre gli altri sono disposti a generose concessioni .
Del resto due prodotti molto consumati dagli italiani, anche dai più assolutisti difensori del km zero in alimentazione, vengono prodotti molto lontano dal nostro paese. Sono il caffè ed il baccalà.

Agostino Mastrogiacomo

Presidente Acli Terra Latina

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