Eh…se mio figlio fosse dislessico?

Carla è la mamma di Alessandra , una bambina di 11 anni bella e intelligente, brava a scuola, suona il pianoforte e frequenta il corso di danza, sono le sue grandi passioni.
Carla mi racconta che la bambina a scuola è andata abbastanza bene per tutte le elementari.
Poi, in prima media, una crisi incomprensibile, un fulmine a “ciel sereno”, odio per la scuola e per lo studio, i genitori non riconoscono più la loro bambina.
Un giorno Alessandra, ha avuto una profonda crisi di pianto prima di andare a scuola, nei giorni seguenti è voluta restare a casa.
In seguito a quel momento Carla e il marito decidono di contattarmi, dopo vari colloqui con la bambina per cercare di capire i motivi del suo disagio così profondo, si “scopre” ciò che è sempre stato sotto gli occhi, ma che nessuno è stato in grado di vedere: Alessandra è dislessica.

Che cosa è la Dislessia?
La dislessia evolutiva è un disturbo dell’apprendimento, caratterizzata da una severa difficoltà nell’apprendimento della lettura, in presenza di un’intelligenza nella norma, in assenza di alterazioni neurosensoriali che possono giustificare tale difficoltà.
Come si manifesta?
La dislessia evolutiva si manifesta con una lettura lenta e/o scorretta, spesso associata a marcate difficoltà nella comprensione del testo.

Il bambino dislessico porrebbe mostrare:
• Omissione di lettere e parole nella lettura ( spesso anche nella scrittura)
• Lentezza eccessiva nella lettura
• Lettura poco fluente e con molti errori
• Difficoltà nel ricopiare alla lavagna o da un testo
• Difficoltà ad imparare le lingue straniere
• Difficoltà nel leggere le note musicali, i simboli matematici e i numeri.
• Affaticabilità durante le attività che richiedono la lettura

Il bambino potrebbe incontrare numerose difficoltà nella sua storia scolastica e nella vita, con effetti importanti a livello degli apprendimenti, che possono portare anche a situazioni critiche a livello psicologico, quali un “se scolastico negativo”, che si ripercuote nell’attribuzione dei propri successi alla fortuna ( cause esterne al se) e degli insuccessi alla propria incapacità o impegno.
Ne conseguono un basso livello di autoefficacia e bassa motivazione, scarsa fiducia in se e nelle proprie capacità.

Come legge un bambino dislessico?

im

( Immagine tratta da Peroni, Staffa, Grandi e Berton, 2010)

Osservando il testo di sopra si può cercare di leggere molto lentamente per cercare di capire il corretto significato oppure molto rapidamente commettendo un grande numero di errori.
Molti bambini dislessici riferiscono che le lettere sembrano “ballare”, o essere sotto uno strato d’acqua con il riflesso della luce.
Immaginate quanta fatica possa provare un bambino dislessico quando legge?
Deve rileggere più volte la parola per capirla e inserirla nel contesto del discorso, consuma tante energie, impiega il doppio del tempo degli altri per studiare.

Con l’età si può sperare che la dislessia scompaia?

La dislessia è una condizione che si mantiene in tutte le età della vita, ma presenta caratteristiche che cambiano nel corso del tempo.
Si può pensare che disturbi percettivi incidano soprattutto nelle prime fasi e l’affaticamento pesi soprattutto nei giovani e negli adulti impegnati nella lettura di lunghi testi.
Infatti, Alessandra è riuscita a ben compensare le sue difficoltà durante la scuola primaria perché il carico di lavoro richiesto era minore, mentre ora le sue difficoltà sono diventate evidenti e gravose perché si trova a far fronte a una mole di lavoro maggiore, ha bisogno di maggior concentrazione, spende più energie per leggere, scrivere e fare i calcoli.

A che età si può fare la diagnosi di dislessia?

La dislessia può essere diagnosticata dopo la fine della seconda classe della scuola primaria, anche se anche prima genitori ed insegnanti possono osservare delle criticità tali da richiedere un consulto specialistico.

Cosa è possibile fare il seguito alla diagnosi?

In seguito alla diagnosi si mettono in atto le modalità attraverso cui sarà possibile intervenire, che saranno personalizzate a seconda del profilo cognitivo del bambino e delle sue difficoltà.
Con Alessandra, ad esempio l’intervento ha previsto più fasi , in un primo momento ho consigliato delle attività di potenziamento dell’abilità di lettura, un lavoro sul metodo di studio in modo da fornirle delle strategie utili quando doveva studiare, in seguito un lavoro a livello psicologico sulle dinamiche emotive associate alle sue difficoltà di apprendimento.

Insieme ai docenti abbiamo stilato il Piano Didattico Personalizzato (PDP), cosi come legiferato dalla legge 170/2010, dove sono stati inseriti gli strumenti compensativi e le misure dispensative al fine di supportare Alessandra nell’apprendimento.

È importante che lo psicologo, la famiglia e la scuola lavorino in sinergia affinchè ci sia un intervento ottimale sulle problematiche del bambino/ragazzo.

 

Dott.ssa Liliana Salvati
Psicologa perfezionata in Psicopatologia dell’apprendimento
Psicoterapeuta Cognitivo – Comportamentale

liliana2(1)(1)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *