Riflessioni sui Corpi intermedi all’incontro delle Acli del Lazio

Sabato 27 ottobre a Petrella Salto, in provincia di Rieti ai confini con quella de L’Aquila, la Federazione Anziani e Pensionati delle Acli regionali del Lazio ha celebrato quest’anno il II incontro studi. Il precedente a gennaio a Civita di Bagnoregio. Ho partecipato con la delegazione aclista della provincia di Latina, ascoltando, ma anche portando alcune riflessioni, che ho intenzione di condividere con le lettrici e i lettori di Lazio Sociale, chiedendo di pubblicarle. Nell’ascolto ho recepito gli entusiasmi e le inquietudini di una comunità associativa che affronta ogni giorno le disuguaglianze sociali sul territorio, nei comuni, da Petrella Salto a Roma, da Vetralla a Sora, passando dal Tirreno agli Appennini. Non è la mia una parodia del “5 maggio” manzoniano, ma la costatazione della dimensione di una formazione di donne e uomini che copre tutto il territorio, animando la rete sociale. Nella mia riflessione espressa ai presenti ho rappresentato che il luogo che ci ospitava evocava chiaramente la missione delle Acli. Petrella Salto è un luogo di estremo confine tra il Lazio e l’Abruzzo, una frontiera geografica, le Acli appunto operano sulle frontiere sociali, lungo i confini degli equilibri sociali, nelle periferie istituzionali. Leggere Tex Willer ci rende l’ idea della missione delle Acli. Tex e i suoi pards portavano la legge e raccoglievano le ingiustizie per “aprire le orecchie” del Grande Padre Bianco di Washington.
Sulla frontiera, infatti, sfumano i limiti e si generano nuove fattispecie sociali, nuove o diverse istanze sociali. Allora le Acli sono impegnate a regolare i doveri e a promuovere i diritti tramite gli strumenti istituzionali, le leggi, mantenendo l’armonia sociale, la comunità. La missione aclista ha, però, un secondo profilo, quello di intercettare proprio le nuove istanze, quelle non ancora previste dalla legge, e consegnarle alle istituzioni perché elaborino adeguate fattispecie giuridiche. Nuovi strumenti normativi o istituzionali per regolare i doveri e tutelare i diritti. Questa missione dalla doppia funzione, essere strumenti per condividere e diffondere la legge ed essere soggetti che orientano la leggiferazione, si chiama rappresentanza. La rappresentanza sociale è la funzione dei Corpi intermedi ed è una funzione costituzionale. Serviva nelle difficoltà dopo la Seconda guerra mondiale, serve ancora di più oggi con un allargamento della frontiera sociale con sei milioni di cittadini in stato di povertà. Siamo la mediazione sociale per il rispetto dei diritti e dei doveri. Oggi le Acli e i corpi intermedi hanno un compito più grande per l’armonia sociale e la riduzione delle disuguaglianze, metterne in discussione la funzione rappresenta un’azione di disconoscimento della democrazia. La tesi dell’uno vale uno e della rappresentatività diretta promuove chiaramente l’individualismo e quindi l’inevitabile espansione delle disuguaglianze. Care amiche e cari amici, diffidate di chi nega la funzione della mediazione sociale, magari accusandola di costi e sprechi, guardate i tagli a caf e patronati, che paghiamo comunque, oppure di chi, come alcuni sindaci, attribuisce la rappresentanza ed affida l’interlocuzione a gruppi spontanei senza regole democratiche, perché questa politica sta frammentando la comunità, illudendo le persone con il soddisfacimento dei bisogni personali. Vi ricordate Smeagol o Gollum? Le Acli, i corpi intermedi, accompagnano le donne e gli uomini; la solitudine è la peggiore povertà.
Condividiamo il nostro patrimonio sociale.

Nicola Tavoletta

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