Quale acqua è un bene sicuro?

acqua

Recentemente ho assistito ad una conferenza con dibattito pubblico il cui principale relatore è stato l’attuale Ministro dell’Ambiente Costa.
Il luogo era di particolare piacevolezza: una bella terrazza sul mare, nel tardo pomeriggio a due passi dalla mia città, Latina.
Il pubblico era abbastanza numeroso, interessato e partecipativo, forse a causa dell’argomento principale che verteva  sulla ri-pubblicizzazione dell’acqua, intesa come bene comune  disponibile , accessibile e fruibile a tutti.
Il Ministro ha illustrato e argomentato qual è la posizione sua e del Governo in merito alla questione, che è stata anche argomento di  referendum popolare dagli esiti che in molti ricordano: la quasi totalità dei votanti si espresse verso la ri-pubblicizzazione dell’uso dell’acqua .
Questo risultato popolare è stato per lo più disatteso, salvo pochissimi casi, ed è certo un  demerito netto e inappellabile della politica.
In molti non ricordano quali furono le motivazioni che portarono, circa venti anni fa, gli enti locali (Comuni e Regioni) ad optare per le società miste tra loro stessi ed i privati, come possibile soluzione ai gravosi problemi di manutenzione ed efficienza sulla gestione delle acque pubbliche.
Argomenti che non sono ancora stati affrontati sia dalla nuova politica (sopratutto) che dal mondo delle associazioni a difesa delle acque pubbliche.

Voglio sottolineare alcuni aspetti emersi in questo interessante incontro pubblico:
Inizio col dire che il Ministro, ed è una novità positiva, si è auto definito come “Io sono ambiente” ed ha trovato molti sostenitori a questa definizione che calza a pennello per chiunque di noi.
La nostra funzione non è quella di osservatori dell’ambiente che ci circonda ma si trasforma in quella  di operatori attivi e sensibili alla conservazione e miglioramento dell’ambiente che ci circonda che è patrimonio indisponibile ma fruibile di tutti.
Speculare sull’uso pubblico dell’acqua è considerato dai più come un delitto, autorizzato dalla politica più bieca e deleteria e perpetrato sotto gli occhi ed in barba dei diritti fondamentali di tutti i cittadini.

Io avrei aggiunto che tutto è ambiente. I borghi montani, le strade, carrabili e no, sono ambiente. Lo sono i porti, le stazioni, i tralicci che trasportano l’energia elettrica, le antenne per la ricezione delle telecomunicazioni, i ponti e le costruzioni edili e di ogni altra natura e tutti questi elementi sono meritevoli di attenzione, affinché non si trasformino in quelli che poi con l’abbandono si chiameranno “ecomostri”.
Ma non sono intervenuto per cui ho lasciato che fosse qualcuno dei tanti partecipanti a ricordarlo.
Non è accaduto e neanche il Ministro  ha sentito la necessità di puntualizzare questa cosa.
A seguire ci sono state diverse interrogazioni e richieste ,dirette dal pubblico presente al ministro, tutte più o meno convergenti su un’ argomentazione : il suolo, l’aria e le acque sono variabilmente inquinate. Rigeneriamo la pulizia della terra e del sottosuolo, riprendiamoci il diritto alla salute e alla difesa da agenti inquinanti, frutto di una concezione capitalistica e di sfruttamento indiscriminato dell’ambiente nel suo insieme.
Il carico di applausi maggiore, di appassionato sostegno, si è avuto quando un   uomo che aveva chiesto ed ottenuto giustamente la parola ha invocato a gran voce: MAI PIU’ ACQUA IMBOTTIGLIATA.
L’approvazione è stata visibile e tangibile al punto che lo stesso ministro ha dichiarato che nei suoi uffici tutti i dipendenti  bevono solo acqua corrente dei rubinetti, in caraffa e guai a chi non si attiene a questa norma dai valori soprattutto etici e pratici.
Non ho sentito una sola parola sulla prima delle qualità da tutelare nelle acque potabili: la salubrità.
Requisito indispensabile, per nulla scontato e che deve essere accertato, riscontrato e conservato.
A nulla sarebbe valso far osservare che l’etichetta di ogni bottiglina di acqua imbottigliata contiene indicazioni obbligatorie, pubblicate a conoscenza e tutela della salute della persona. Che le medesime bottiglie incriminate sono dotate di tappino avvitabile per non permettere, o evitare, inquinamenti organici  e precipitati provenienti dall’aria circostante e che esistono fior fiore di laboratori che ne testano di continuo l’ampia sicurezza, la qualità e la potabilità.
Tutte cose che sono una conquista, non una regressione per il genere umano che ne può usufruire (ancora oggi buona parte della popolazione mondiale si ammala e muore a causa dell’ingestione di acque”naturali” insalubri e contaminate).
Niente: le idee diffuse sul benessere e sulle qualità alimentari vivono ancora di un approccio sostanzialmente emozionale, non scientifico.
Il Ministro ha poi proseguito ricordando che a tutt’oggi i pescatori che nell’esercizio della loro attività dovessero (e succede) raccogliere in mare dei rifiuti come plastiche e derivati o quant’altro incappasse nelle loro reti, sono tenuti a rigettarli in mare in quanto soggetti non abilitati alla raccolta, differenziazione ed eventuale smaltimento degli stessi rifiuti.
Le ragioni si comprendono con un  minimo di buon senso: basta immedesimarsi  in chi svolge un’attività lecita e regolamentata molto complessa e difficile e comunque non colpevoli di alcun delitto ambientale (sono rifiuti non prodotti da loro).
Il Ministro ha annunciato che su sua iniziativa, i porti attrezzati per la pesca verranno dotati di aree ecologiche dove i pescatori “potranno” riversare i rifiuti raccolti involontariamente in alto mare mentre sono nell’esercizio  del loro legittimo lavoro.
Il sole è poi tramontato.

Agostino Mastrogiacomo

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