TURISMO SOSTENIBILE, SOCIALE, RESPONSABILE

Secondo il WTO (Organizzazione Mondiale del Turismo), il turismo sostenibile può essere definito come quella forma di turismo che “soddisfa i bisogni dei viaggiatori e delle regioni ospitanti e allo stesso tempo protegge e migliora le opportunità per il futuro”.

Il turismo sostenibile rappresenta un modo di viaggiare nel rispetto dell’uomo e del pianeta, caratterizzato da un principio fondante che può essere cosi sintetizzato: “un viaggio responsabile nelle aree naturali che preserva l’ambiente e migliora il benessere delle popolazioni locali”.

Esso si caratterizza per l’esistenza di alcune pratiche in particolare che possiamo identificare con le seguenti:

  • Rispettose per l’ambiente
  • Etiche e virtuose, quindi che non sfruttano un territorio, una cultura o una popolazione
  • Sostenibili economicamente per il popolo ospitante
  • Connotate da un interesse socio-culturale, cioè che l’intero viaggio si svolga non solo nel rispetto ma anche nell’interesse della popolazione che ospita il turista

In termini pratici il turismo sostenibile verte su sei principali fattori che possono fungere da spunti di riflessione per chi vuole praticare turismo sostenibile:

  1. Modalità di trasporto. Per coprire le lunghe distanze, viaggiare in volo è una scelta quasi obbligata, tuttavia, quando si tratta di coprire brevi distanze è possibile valutare di viaggiare a piedi o in bicicletta, utilizzando mezzi pubblici, noleggio di veicoli elettrici o ibridi oppure, ancora, il viaggio in treno.
  2. Soldi spesi bene. I “pacchetti tutto compreso” sono incompatibili con il turismo sostenibile perché non è possibile verificare che la popolazione locale tragga un reale beneficio dai soldi investiti dal viaggiatore. Il turista che si reca in un luogo deve prediligere strutture ricettive che usano personale locale non sottopagato e, in generale, spendere i propri soldi presso aziende locali, meglio ancora se utilizza i servizi turistici erogati per esempio da una “Fattoria sociale” o da una struttura eco-sostenibile, così da migliorare l’economia del luogo dando un reale contributo anche sociale.
  3. Tutela ambientale. Bisogna scegliere un viaggio con consapevolezza prediligendo quelle strutture che attuano politiche ecofriendly o con programmi di tutela ambientale. Non sono poche le realtà turistiche che lavorano per migliorare l’integrità naturale “indigena” e per proteggere gli habitat e la biodiversità locale.
  4. Rispetto della cultura locale. Il turista non è inteso come spettatore distaccato che si reca in un posto per godere dell’ultima attrazione alla moda! Il turista sostenibile dovrebbe immergersi nella cultura locale e accettarne le differenze con la propria. Conoscere costumi diversi ma anche provare a parlare una lingua differente potrebbe essere un punto d’inizio.

 “Le attività turistiche sono sostenibili quando si sviluppano in modo tale da mantenersi vitali in un’area turistica per un tempo illimitato, non alterano l’ambiente (naturale, sociale ed artistico) e non ostacolano o inibiscono lo sviluppo di altre attività sociali ed economiche” (UNWTO).

Il Turismo sostenibile ha perciò a che fare con il nostro benessere, insieme a quello del pianeta Terra e delle generazioni future.

Una tipologia di turismo che permetterebbe di progredire complessivamente a tutte le realtà locali che incontrerebbe sul suo cammino. Ma per raggiungere un così alto traguardo occorrono cambiamenti nelle politiche dei governi e nelle pratiche dei consumatori.

Nel frattempo, tuttavia, si studiano nuovi strumenti per misurare i progressi di questi anni. Gli attuali standard di misurazione del turismo sono dominati da parametri economici, spesso insufficienti per avere un quadro chiaro del ruolo del turismo negli sforzi internazionali per la sostenibilità ambientale e lo sviluppo sociale.

Il rapporto tra il turismo e lo sviluppo economico, secondo quanto sostenuto dall’Organizzazione mondiale del turismo dell’Onu (Unwto) si basa sulla necessità di promuove una crescita economica sostenuta, sostenibile e inclusiva, in grado di generare lavoro “pieno, produttivo e dignitoso” per tutti. Il turismo è una delle grandi forze motrici della crescita economica globale e copre quasi un decimo della domanda di lavoro nel mondo. In particolare, risulta sempre più necessario prevedere l’ideazione e l’attuazione di politiche che “promuovano uno sviluppo sostenibile in grado di creare nuovi posti di lavoro e promuovere le culture e i prodotti locali”.

Dunque bisogna promuovere e garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo, attraverso politiche che incentivino programmi di sviluppo per il turismo sostenibile (Stp), che sia finalizzato, tra le altre cose, a sviluppare pratiche per lo sviluppo efficiente delle risorse e di quei progetti in grado di generare risultati positivi in termini economici, sociali e ambientali.

Si tratta di creare vere e proprie piattaforme comuni per ottimizzare e rafforzare progetti e iniziative e facilitarne di nuove: creare una vera e propria rete tra governi, imprese del settore privato, università e organizzazioni della società civile.

Dobbiamo riconoscere che il futuro dipende in buona parte dalla tutela di un ecosistema naturale sano e di una biodiversità ricca. Lo sviluppo del turismo, deve essere in questo caso “parte di una gestione integrata dell’intero territorio che permetta di conservare e proteggere gli ecosistemi fragili e che sia uno strumento per la promozione dell’economia cosiddetta verde”.

Ricordiamo i dati significativi del turismo mondiale. Nel 2016, oltre 1,3 miliardi di persone hanno viaggiato nel mondo per turismo spendendo una cifra pari a 1.400 miliardi di dollari.

Il problema è che non sappiamo ancora con esattezza in quale misura il turismo stia effettivamente redistribuendo ricchezza nei paesi in via di sviluppo. Nel suo ultimo rapporto annuale, l’Unwto rileva come gli attuali standard di misurazione del turismo siano dominati da parametri economici, spesso insufficienti per avere un quadro chiaro del ruolo del turismo negli sforzi internazionali per la sostenibilità ambientale e lo sviluppo sociale. Per questo motivo, le Nazioni Unite hanno lanciato l’iniziativa “Verso una cornice statistica per misurare il turismo sostenibile” (Mst), che dovrebbe permettere uno studio più approfondito sulla dimensione economica, ambientale e sociale del turismo, tre pilastri dello sviluppo sostenibile. L’iniziativa, soprattutto, vuole fornire una base per facilitare le informazioni sul turismo sostenibile, promuovere il dialogo tra differenti settori, incoraggiare politiche integrate, sfruttare i ricchi livelli di dati già disponibili e identificare eventuali dati necessari.

Lungo questo cammino, in definitiva, il turismo sociale diviene inevitabilmente turismo responsabile; quel turismo attuato secondo principi di giustizia sociale ed economica e nel pieno rispetto dell’ambiente e delle culture. Il turismo responsabile riconosce la centralità della comunità locale ospitante e il suo diritto ad essere protagonista nello sviluppo turistico sostenibile e socialmente responsabile del proprio territorio. Opera favorendo la positiva interazione tra industria del turismo, comunità locali e viaggiatori.

Nella pratica, questa affermazione si traduce nella tendenza degli operatori turistici sensibili ai temi della responsabilità sociale d’impresa, della sostenibilità ambientale, della equità di genere e alle buone pratiche in generale,  a fare molta attenzione a che il turismo responsabile sia ideato, realizzato e complessivamente gestito in maniera tale da non generare dei fenomeni di iniquità sociale ed economica, soprattutto a danno delle popolazioni delle regioni ospitanti il turismo stesso.

Questo significa che tutti gli “attori” di una esperienza di Turismo Responsabile, e quindi “il turista”, l’”organizzatore” e la comunità locale ospitante devono essere consapevoli (e qualora non lo siano tutti noi dovremo operare affinché lo diventino) di essere ognuno, per ciò che lo riguarda, coinvolto in un rapporto che non deve essere “focalizzato” sulle esigenze solamente dell’uno o dell’altro, o nel quale le esigenze dell’uno prevalgono su quello dell’altro… “bensì in una dinamica complessa in cui tutti devono rispettare, preservare (ed a volte ideare ex novo) gli equilibri funzionali ad una sana, sostenibile e redditizia sopravvivenza degli altri protagonisti dell’esperienza turistica”.

È oramai chiaro a tutti gli operatori di settore che non esiste una sola definizione di Turismo Responsabile, e che è non possibile (o meglio, non sarebbe ragionevole) dare una spiegazione accettabile di questa pratica identificandola (o peggio sovrapponendola), di volta in volta, con altre pratiche che, invece, ne sono solo accezioni o specificazioni, ovvero: “turismo consapevole”, “ecoturismo”, “turismo culturale”, “turismo comunitario”, “turismo sostenibile”, “turismo equo-solidale”.

Il Turismo Responsabile, in realtà, può essere attuato attraverso la “somma” di queste pratiche, o attraverso la scelta di realizzare viaggi che si ispirino anche solo ad una di esse, che però sia correttamente esercitata e non entri in conflitto con le altre.

Ad ognuna di queste pratiche, infatti, si deve riconoscere la dignità di specificazione del “turismo responsabile”, ma al tempo stesso nessuna di esse, se vuole tradursi in un esempio autentico di turismo responsabile, può pretendere di non avere riguardo e rispetto delle implicazioni che sono sottese e che discendono dalle conseguenze altre.

In pratica è sicuramente una buona cosa quella dell’Ecoturismo attuato nel rispetto dell’ecosistema all’interno del quale si svolge il viaggio, ma se questa si riducesse solo al rispetto dell’ambiente e non contenesse in se stessa anche gli elementi basilari del rispetto dell’elemento umano e sociale che compartecipa alla sua attuazione, non sarebbe un autentico esempio di turismo responsabile ma piuttosto rischierebbe di divenire una pratica ingannevole che “nasconde” i propri vizi celebrando solo “alcune” sue virtù.

 Ignazio Catauro

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