Le correlazioni

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Siamo tutti più emancipati. Tutti più alfabetizzati su ogni cosa, in ogni campo e in ogni ambito culturale.
E’ fuori di dubbio: la quantità di informazioni e anche la qualità, seppure non in maniera proporzionale alla quantità, è decisamente migliorata rispetto alle generazioni che ci hanno preceduto .
Apparentemente  sembra  che non sia così ma i dati statistici ci dicono che il livello di scolarizzazione del nostro paese è stabilmente aumentato dagli anni dell’immediato dopoguerra fino a raggiungere un elevato grado di maturità intellettiva e cognitiva in generale.
A questo va aggiunta l’incredibile mole di informazioni che vengono assorbite ogni ora da ognuno di noi, quasi tutti e quasi sempre connessi a reti di scambi di notizie .
Avere tanto sapere da gestire in modo coerente è difficile per tutti e in molti casi sembra essere superiore alle capacità di tanti che faticano a tenere il passo.
Esistono due tipi di approcci cognitivi fondamentali per comprendere se stessi ed il tutto che ci circonda (in continua evoluzione  sia noi che il tutto).
Uno è di tipo analitico scientifico ed uno e di tipo animista- emozionale.
Naturalmente non sono approcci a “tenuta stagna” ed esiste permeabilità tra le due diverse inquadrature della conoscenza. Ma si può dire che una è più faticosa, quella di tipo analitico scientifica, ed una è di tipo più istintuale, immediata e semplificata.
A volte il sistema analitico non porta a nulla e si perde in quello che si definisce “fare il capello in quattro” e a volte il sistema  “sentimento” non porta a nulla egualmente e viene definito rozzamente (ma in maniera efficace) una “ pippa mentale”.
Il sentirsi isolati ed il conseguente bisogno di appartenere ad una cultura, una comunità, genera spesso un enorme inganno:  affidare in maniera fideistica la nostra stessa capacità critica ad un sistema terzo che ci risolve ogni dubbio.
E’ il ruolo che hanno le ideologie, che dalla notte dei tempi  ad ogni nuova generazione si dichiarano finalmente finite ma che non finiscono mai di dominare le debolezze ed i bisogni sociali innati delle persone.
I bisogni di giustizia, di certezza, di speranza nel presente e futuro. (Al bisogno di salute si pensa soprattutto quando questa viene a mancare).
Diciamo, o almeno io voglio dire, quello che al momento mi sembra essere in forte difficoltà è la maniera di relazionare gli eventi e le informazioni di cui veniamo a conoscenza.
E lo continuiamo a fare in due modi diversi: nel primo (quello analitico) accettiamo correlazioni tra eventi solo se confermate da controprova.
Nel secondo trovano spazio correlazioni tra eventi e notizie che senza bisogno di controprova generano una inquietante catena di relazioni che è definibile  come vera e propria regressione del pensiero.
Ad esempio dopo aver conosciuto che nell’ultimo decennio il numero di bovidi nel mondo è rimasto più o meno costante, pur cambiando diffusione nelle diverse aree del mondo e che sempre nello stesso periodo  il livello di temperatura mondiale è sensibilmente aumentato, anche se in misura non identica in tutti gli areali della terra, il pensiero deduttivo tende a correlare le due cose in modo immediato e senza alcuna controprova.
E la controprova diventa il NON-CONOSCIUTO.  E nel mondo del NON-CONOSCIUTO esiste il tutto ed il suo contrario.
Complotti, sette, trame, mondi paralleli, l’assoluto, pietre filosofali e fusioni fredde trovano spazio vitale proprio in questa “anti-trascendenza” che è il “milieu”, o, per dirla da chef di cucina quale sono,  il “fondo bruno” del pensiero ideologico e assolutista.
E nasce e si alimenta il peggiore dei sistemi sociali dell’umanità: il manicheismo ovvero la porta d’accesso delle dittature.

Agostino Mastrogiacomo.

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