Intervista allo Scrittore Sumero 

Ci siamo incontrati, dopo tanto, mi ha dato un appuntamento.
Mi ha chiesto di passeggiare mentre dialogavamo per una intervista, anzi un dialogo da riportare trascritto su Lazio Sociale.
Appuntamento alle 17,30, secondo lui, per passeggiare verso ponente, verso la luce di ponente.
Ho pensato come potesse essere.
Sicuramente è gentile, se il mio istinto femminile interpreta i suo scritti.
Eccoci, eccolo.
Stretta di mano.
Dietro di lui il lago, dietro di me alberi.
Mi fa cenno con il capo, un sorriso e con la mano mi lascia il passo.
Prego, possiamo iniziare, mi dice, e mi chiede da dove vengo.
Lui continua a parlare e delle mie origini, mi chiede e sembra già amicizia.
Iniziamo con l’intervista dico io, fermando il passo.
Prego dice lui.
Perché Scrittore Sumero?
Scrivo e sono di origini sumere.
Sorrido.
Posso dirle che il suo sorriso è il motivo dell’essenza di essere Scrittore Sumero dice lui.
Perché su Lazio Sociale?
Troviamo un contenitore più umanamente e socialmente espressivo e cambio, dice lui.
Cosa pensi, dandogli del tu, delle consultazioni politiche?
Santa Barbara, dice lui.
Se il 4 dicembre fosse passato il referendum costituzionale avremmo un governo.
Per chi hai votato?
Per il SI.
No, alle politiche.
Per chi rappresenta il territorio, per chi è espressione del territorio.
Ho scelto questo criterio, vista la scelleratezza di questa legge elettorale.
Quindi puoi votare, sei italiano, non sumero.
Scusa, perché gli italiani non derivano anche dai sumeri?
Sole davanti a noi.
Intensi raggi, luce, colori, riflessi, ancora luce e luci.
Perché parli sempre di un uomo ed una donna nei tuoi scritti?
Perché cerco di comunicare che il Mondo, l’umanità, si basa sulle differenze e che la prima differenza è proprio quella tra uomo e donna.
Se non si comprende che questa è la vera differenza, poi vi è la indifferenza.
Ci chiediamo se le donne siano autobiografiche.
Perché?
La differenza è sicuramente autobiografica.
Ride, sorride.
Sorrido.
Luci, raggi di un sole, un lento principio di un tramonto.
L’acqua accoglie i colori, quadro luminoso.
Bello qui, dice lui, e guarda intensamente il sole.
Chiedo io a lui, ma Alessandra Bonifazi la conosci bene?
No, è la signora di Lazio Sociale, mi tollera e generosamente mi concede spazio, perché disturbarla?
Mi sono informato, poi, sembra sia astemia.
Cosa c’entra?
Noè quando finì il Diluvio si ubriaco’ , avrei paura che fosse lei a traghettare le specie sociali di Lazio Sociale in questo diluvio sociopolitico, poi, dopo l’acqua solo l’acqua.
Comunque è un piacere essere suo ospite, è una figura che unisce il sociale e le comunità nel Lazio. Un esempio.
A quale testo sei particolarmente legato?
A quello su Taormina, giugno 2017.
Mi guarda e poi con viso serio, scuro, sceglie di fissare il sole e il tramonto.
Sono preoccupato per gli enormi scompensi che gli statiunitensi stanno creando nel Mondo, guardate la Siria.
Fissa il sole.
È l’Europa che manca, non esercita più il proprio ruolo.
Mi guarda, sorride e mi chiede se ho freddo.
No, gli dico di no.
Allora procede spedito, cammina, lo seguo.
Mi dice di riflettere su due aspetti che caratterizzano la politica di oggi: la solitudine e il rancore.
Strana cosa la solitudine quando abbiamo tutti lo stesso sole, dice sorridendo.
Il rancore ci può stare, ma è un sentimento non un pensiero e la politica va pensata, non sentita.
Alleggerisco il discorso e gli domando cosa gli piace prima di tutto in una donna.
Mi guarda e mi dice, sorride con gli occhi, l’idea della vitalità e dell’allegria, sempre sostenute da un bel paio di gambe.
Era accanto a me, non lo trovo più, è sparito in questa notte, mi giro, mi rigiro, è uno scherzo, non lo trovo.
Ci sono, eccomi, è la sua voce, è il suo sorriso, e inizia a parlarmi a costruire percorsi di idee e parole.
È notte, so come fermarlo.
I miei capelli come tante domande coprono le stelle, è una notte avvolgente.

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