I bisogni educativi specifici

In Italia si è iniziato a parlare di B. E. S. dal 1998 ma si arriva alla stesura ministeriale solamente dopo la DIRETTIVA MINISTERIALE del 27 DICEMBRE 2012 la quale esplicita e fornisce una spiegazione: “STRUMENTI DI INTERVENTO PER ALUNNI CON BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI E ORGANIZZAZIONE TERRITORIALE PER L’INCLUSIONE SCOLASTICA, l’area dello svantaggio scolastico è molto più ampia di quella riferibile esplicitamente alla presenza di deficit. In ogni classe ci sono alunni che presentano una richiesta di speciale attenzione per una varietà di ragioni: svantaggio sociale e culturale, disturbi specifici dell’apprendimento e/o disturbi evolutivi specifici, difficoltà derivanti dalla non conoscenza della cultura e della lingua italiana perché appartenenti a culture diverse”.

Invece l’ I. C. F., il manuale Internazionale della Classificazione del Funzionamento li definisce come: “qualsiasi difficoltà evolutiva di funzionamento permanente o transitoria in ambito educativo o di apprendimento dovuta all’interazione tra vari fattori di salute e che necessita di educazione speciale individualizzata”.

Nel Regno Unito si è iniziato a parlare di B. E. S. nel 1978.

Per le esigenze di questi individui si va a creare il Piano Didattico Personalizzato (P. D. P.).

Bisogna fare molta attenzione poiché è facile passare dall’integrazione ad una categorizzazione.

Nel caso di alunni con disabilità sensoriale, motoria o psichica certificata si applica la legge 104/92.

Per i disturbi evolutivi specifici si fa riferimento alla legge 53/2003 e 170/2010 che garantiscono e  tutelano il diritto allo studio di studenti con particolari problematiche.

Dr. ssa Alessia Micoli

Psicologa

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