CINEMA ARENA LIDO

Non ho fotografie che possano aiutare la memoria e anche attraversando il lungomare di Latina non ci sono punti di riferimento precisi che lo possano far ricordare, ma è stato un luogo mitico per i ragazzi dei primi anni 70 del secolo scorso, che venivano a fare vacanza alla marina di Latina . Non esagero se affermo che è stato un simbolo della mia prima giovinezza. Si chiamava CINEMA ARENA LIDO ed era il cinema all’aperto che si trovava al Lido di Latina. Era incastrato a forza in un’area quadrangolare tra due palazzine che gli facevano sponda sui lati nord ed ovest. Quella sul lato nord, verso il mare, era dove si trovava lo schermo e quella sul lato ovest era una specie di galleria privilegiata dove dai suoi terrazzi si poteva godere delle proiezioni in modo del tutto gratuito. Il resto dell’area era delimitata da un muro ad est, credo fosse di tufo, ed era abbastanza alto da impedire la vista del film stando semplicemente in piedi ed il lato sud era delimitato, dietro la prosecuzione del muro di tufo, dagli eucaliptus che facevano da cornice su tutto il percorso del canale Colmata, quello che ancora oggi arriva da Sabotino a Fogliano.
Noi ragazzi quando volevamo veramente spassarcela andavamo a vedere la proiezione dei film al CINEMA ARENA LIDO. IL gestore era un uomo sui 40 anni perennemente incazzato, anzi inferocito per quello che ogni sera, o quasi, lo aspettava. Perché il pubblico si divideva in varie categorie di spettatori.
1) I Paganti. Erano quelli spesso accompagnati da stuoli di figlioletti piagnucolosi o incontenibili, nonnetti semisordi, zie zitelle di una certa età, famiglie assemblate alla meno peggio che pagavano l’ingresso e si sedevano su delle file di sedie semiarrugginite e nascoste tra l’erba secca alta, dove non di rado si nascondevano piccoli nidi di vespe incazzate ancora più del gestore, che vestiva sempre con maglietta attillatissima, pantaloncini corti, baffetti unti, pancia prominente e capelli schiacciati con il riporto.
2) Coloro che comodamente dai terrazzi della palazzina ad ovest, sulle sedie a sdraio, con cocomero e bibita a fianco, in canottiera, a torso nudo e sciabattando si godevano lo spettacolo magari addormentati perché intronati di vino e trippa alla romana, circondati da piccoli mostri urlanti in triciclo, fratelli in lite per qualcosa di futile, mamme che sbraitavano per un po’ di pace, visto che sarebbero dovute essere vacanze.

3) Gli altri che dalla palazzina a nord il film non lo vedevano ma lo sentivano e che comunque si godevano lo spettacolo della platea disordinata e caciarona, inseguita dalle vespe e che in fine erano forse la cosa più divertente della serata
4) Quelli che sul lato est in piedi sui motorini e sulle lambrette spuntavano con la testa fuori dal muro di tufo . i più silenziosi alla fine, e che si stancavano non poco per vedere il prodotto serale della settima arte.
Spesso si scocciavano, accendevano i motorini rombanti e se ne andavano. Ne rimanevano pochi, i più incalliti.
5) E soprattutto quelli che si arrampicavano sugli alberi in fondo e che volevano vedere anche loro il film a sbafo , alla ricerca di un modo comodo per seguire e soprattutto ascoltare la proiezione.
Ora era tutto un gran casino che il povero gestore non riusciva a tenere sotto controllo, ogni santa sera di ogni settimana di ogni mese di ogni estate che io ricordi. Quando calava il primo buio iniziava la proiezione e di pari passo iniziavano i primi lazzi e schiamazzi. Chi iniziava a reclamare a gran voce erano subito quelli che stavano appollaiati sugli alberi. Ad ogni minimo frusciare di foglie l’audio, già improbabile di suo, diventava incomprensibile ed il gestore alle rimostranze non trovava di meglio che abbassare ancora di più il volume. Il che faceva incavolare parecchio anche quelli che il film lo sentivano solamente e non potevano vederlo( la palazzina a lato nord) ma anche chi era in platea( gli unici che avevano pagato, peraltro). Così il gestore spesso, travolto dall’ira, interrompeva la proiezione urlando che non era giusto, che se volevano vederlo sto’ cavolo di film che “lui aveva PAGATO”( lo ribadiva decine di volte ogni settimana) dovevano pagarlo anche loro e quelli gli rispondevano tutti per le rime. Chi in tono confidenziale( a compa’, e che te frega se me lo vedo pure io? Mica sto seduto sulle sedie tue, no?), chi irriverente( e che so scemo a pagà pe vedè sta’ stronzata?) e chi in modo risoluto( allora: vogliamo darci una calmata e continuare in santa pace?) Ma la lunga notte continuava con quelli che strillavano perché punti dalle vespe, con quelli che dai balconi si scambiavano saluti ed allegrie ,fino a quando finiva il primo tempo. Allora il gestore, sempre e solo lui, indossava una specie di giacchetta , usciva dal bugigattolo dove aveva la camera di proiezione e cercava di vendere, fila per fila, cioccolatini, caramelle, lupini e altre schiccherie per il palato. Per decine di minuti, fino all’ultimo dei seduti in platea. Capitava anche che qualcuno di quelli appesi al motorino gli chiedessero sigarette, noccioline, cocco bagnato e che lo stesso gestore, ignorando le reprimende di prima, vendesse come se niente fosse successo, l’articolo richiesto anche al “portoghese” di turno.

Ma quello che soprattutto non dimentico e che lì, in quell’inferno dannato, circondato da case cresciute in fretta e senza coerenza, in una natura che ancora non aveva ben capito che ormai comandava il cemento, nel vento di Maestro o di Libeccio che alzava la sabbia poco lontano da noi ed in mezzo a quella disperata e variegata umanità è nato il mio incolmabile amore per il cinema. Perché per qualche ragione a me ignota, i film che venivano proiettati, a parte qualche Ringo , Sartana e Dgiango, tra Milano violente, Polizie con le mani legate, Giovani moderni, Roma in mano alla mala, la pellicole che quel matto impomatato mi ha fatto vedere erano: Mezzogiorno di Fuoco( che d’estate non è il massimo, ecco), Un Dollaro D’onore, Sette Spose per Sette Fratelli, L’uomo dal braccio d’oro, My fair lady, Mary Poppins, Il Mucchio Selvaggio, IL tesoro della sierra madre,Spartacus, Rapina a mano armata , Quel treno per Yuma e l’elenco puo’ continuare.
Come racconta un famoso passo del Vangelo , di tanti semi sparsi dal contadino per seminare, solo uno o qualcuno germinerà.
E forse, chi può dirlo, era questo l’intento di quell’uomo perennemente fuori dai gangheri ,ma che ci ha regalato tante risate e tanta commozione di bellezza artistica.

Agostino Mastrogiacomo.

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