“Ho mangiato un piatto di spaghetti”

Mi diverto. Si, mi diverto quelle volte che mi capita di leggere sui social network, di sentire nei bar, nel rileggere giornali, le diverse tesi semiscientifiche, opinioni, insomma un gran parlare in giro, e sopratutto le consecuzioni logiche tra eventi apparentemente slegati tra loro.
Tutti siamo stati affascinati dalla rapida costruzione mentale che afferma che un battito di farfalla a TOKIO è in grado di determinare la caduta dei titoli di una banca a Wall Street.
E nessuno puo’ negare che  possa essere proprio così. Esiste un famosissimo lavoro teatrale dal titolo “SEI GRADI DI SEPARAZIONE” che riprende la convinzione di uno scrittore ungherese il quale affermava che sono poche, esattamente 5  secondo lui, i gradi di conoscenza che ci separano da una qualunque persona sul pianeta terra.
Quindi, per fare un rapido esempio, tra me ed il creatore delle scie chimiche gettate dagli aerei a reazione basterebbero sei telefonate di diverse persone slegate tra loro ma legate da un filo comune per dirgli all’orecchio: Oh, a deficiente, ma che cavolo stai a combinare?
Queste teorie, affascinanti e non del tutto infondate, frutto di complessi calcoli matematici che considerano diverse variabili, hanno un’origine comune in una figura retorica assai usata dagli uomini e dalle donne di ogni età e grado sociale. Si chiama “METONIMIA” ed è quel tipo di ragionamento che può farci affermare una certezza senza averne alcuna prova concreta ma usando esclusivamente il cosidetto “pensiero deduttivo ” , semplificativo, ovvero quello che compie più danni a carico dell’umanità di una guerra nucleare.
Per fare un esempio di Metonimia voglio usare lo stesso che adottò un giornalista italiano con cui non condividevo quasi niente in linea di pensiero ma che, innegabile, era bravissimo: Beniamino Placido.
Il suo esempio di questo modo di ragionare era:” c’e’ una cacca  per terra, c’e’ un cane poco distante, la cacca l’ha fatta il cane.” Punto e basta.  Esistono vari teoremi che cercano di dare un senso alle probabilità ma non è questo il caso. La metonimia esclude le probabilità,  la metonimia ammette le certezze assolute. Usa l’elisione di uno o più soggetti che compongono il concetto per arrivare dritta dritta  alla definizione finale.
IL bello, anzi il tragico, è che chi usa ragionare per metonimie arriva a conclusioni dannose non tanto per lui o lei ma spesso per tutta la comunità che rappresentano, come capita se occupano una funzione di comando e di amministrazione. Tanto per fare riferimento ad un  episodio concreto di pensiero ed azione conseguente alla metonimia, il Comune di Latina ha organizzato un felice Natale per gli indigenti e senzatetto della città offrendogli, tra le altre cose, un pasto di ricorrenza negli spazi aperti del palazzo comunale. Alla mia domanda, fin troppo ovvia, che chiedeva “Ma all’aperto, davanti a tutti?” la risposta è stata: “E che differenza fa? Tanto loro sono abituati a stare all’aperto”. Speriamo che questo ragionamento non sia esteso nei confronti delle donne e bambini costretti a subire  continui abusi, di lavoratori vessati, degli anziani in solitudine, di chi vive una marcata disabilità e di quelli che spesso finiscono in carcere per ragioni che umanamente fanno solo pietà.

 

Agostino Mastrogiacomo

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