Il fenomeno del bullismo a scuola

Leggendo i giornali, seguendo i telegiornali è sempre più frequente l’imbattersi in notizie che riguardano dei casi di bullismo tra studenti nelle scuole. Il termine italiano “bullismo” è la traduzione letterale di “bullyng”, parola inglese utilizzata nella letteratura internazionale per caratterizzare il fenomeno delle prepotenze tra pari in un contesto di gruppo. Questo fenomeno si configura come un fenomeno dinamico, multidimensionale e relazionale che riguarda non solo l’interazione del prevaricatore con la vittima, ma con i vari appartenenti allo stesso gruppo e con ruoli differenti. Il bullismo è molto più diffuso di quanto si possa immaginare. Purtroppo questi casi portano la scuola ad “ammalarsi”. Si assiste a ragazzi cosiddetti “bulli” che si ritengono più forti e più furbi degli altri, che con gli adulti appaiono educati ma nel contesto relazionale giovanile per sembrare più forti scherniscono il più debole, lo maltrattano, lo rendono ridicolo di fronte agli altri. Sono ragazzi che hanno bisogno di predominare, che non riescono a tollerare la frustrazione. Questo atteggiamento, rispetto al gruppo, risulta più simpatico a differenza dell’adolescente che adotta il comportamento del “bravo ragazzo”, che risulta il più delle volte noioso. Gli episodi di bullismo, di solito, si verificano durante la ricreazione o nell’orario mensa.
La scuola, che rappresenta la seconda famiglia di un individuo, è la prima vera istituzione sociale; i ragazzi devono avere fiducia in questa istituzione e la fiducia deve essere meritata. I docenti devono essere sempre più propensi all’ascolto e al saper riconoscere un disagio nell’alunno. La Commissione nazionale “bullismo e scuola” ha evidenziato “ai Dirigenti scolastici, ai docenti, ai genitori che a loro è affidata la responsabilità di trovare spazi e risorse per affrontare il tema del bullismo e della violenza attraverso una efficace collaborazione nell’azione educativa, volta a sviluppare negli studenti valori e comportamenti positivi e coerenti con le finalità educative dell’istituzione scolastica e della famiglia”.
L’arma migliore di prevenzione è il dialogo sia per il bullo che per la vittima: il bullo deve riuscire a tirar fuori il problema che genera in lui aggressività e rabbia e la vittima deve riuscire a raccontare i soprusi che patisce, non deve tenersi tutto dentro.
È difficile riuscire a riconoscere il bullismo, ma non è impossibile.

Dr. ssa Alessia Micoli – Psicologa Criminologa

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