Dispersione scolastica, fenomeno in calo ma resta divario Nord-Sud

Il fenomeno è in calo, ma resta il divario fra Nord e Sud. Sia nella scuola secondaria di I che di II grado. I maschi sono più coinvolti delle femmine, così come percentuali più alte si registrano fra studentesse e studenti di cittadinanza non italiana che non sono nati in Italia.
Questo il quadro che emerge sulla dispersione scolastica dalla pubblicazione curata dall’Ufficio Statistica e Studi del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca che è da oggi disponibile all’indirizzo: http://www.miur.gov.it/web/guest/pubblicazioni.
“La dispersione scolastica – sottolinea la Ministra Valeria Fedeli – è un fenomeno che va contrastato con forza, perché dove la dispersione è alta vuol dire che non sono garantite a sufficienza pari opportunità alle ragazze e ai ragazzi. Nel nostro Paese, come evidenziano anche i dati raccolti dal Ministero, il fenomeno è in calo, c’è stato un miglioramento negli ultimi anni. Ma restano forti divari sociali e territoriali rispetto ai quali serve un’azione importante che parta dal Miur, ma che coinvolga anche tutti gli altri attori in campo: le famiglie, il terzo settore, i centri sportivi, l’associazionismo, le istituzioni del territorio. Per mettere insieme questa rete e per far emergere le buone pratiche che già esistono e che possono essere prese a modello – spiega Fedeli – abbiamo voluto un apposito gruppo di lavoro, una cabina di regia guidata da Marco Rossi Doria che ha una lunga esperienza in materia, anche come ex Sottosegretario all’Istruzione”.
“Il gruppo in questi mesi ha lavorato anche sulla base dei dati che oggi rendiamo pubblici ed entro dicembre consegnerà al Paese delle linee guida per il contrasto e la prevenzione della dispersione. Un piano d’azione che avrà come punto di riferimento l’articolo 3 della nostra Costituzione, che in questi mesi abbiamo sempre messo al centro del nostro lavoro, nella convinzione che garantire pari opportunità alle ragazze e ai ragazzi sia il compito principale del sistema di istruzione”, chiude Fedeli.
“La cabina di regia per il contrasto della dispersione scolastica in questi mesi ha fatto tesoro dei dati dettagliati del Miur e ha raccolto le esperienze delle scuole, esaminato decine di buone prassi di ogni parte d’Italia e in particolare il lavoro in rete tra le scuole e le altre realtà educative: centri sportivi, terzo settore, parrocchie, volontariato – spiega Marco Rossi Doria -. Ha recepito linee di indirizzo da regioni, enti locali e proposte dalle parti sociali. La relazione finale sarà pronta entro dicembre. Intende essere uno strumento di lavoro che metterà insieme i dati quantitativi e le analisi qualitative dei contesti elaborando articolate linee di indirizzo e raccomandazioni per l’azione”.
Il quadro europeo
In Europa l’indicatore utilizzato per la quantificazione del fenomeno è quello degli early leaving from education and training (ELET) con cui si prende a riferimento la quota dei giovani tra i 18 e i 24 anni d’età con al più il titolo di scuola secondaria di I grado o una qualifica di durata non superiore ai 2 anni e non più in formazione.
Per l’Italia tale indicatore mostra un miglioramento  attestandosi, per l’anno 2016, al 13,8%. Nel 2006 era al 20,8%. L’Italia si avvicina dunque all’obiettivo Europa 2020, al raggiungimento del livello del 10%. Il dettaglio regionale evidenzia il divario fra Nord e Sud con Sicilia, Campania, Sardegna, Puglia, Calabria, sopra la media nazionale della dispersione.
Il quadro nazionale
L’indicatore degli ELET è largamente utilizzato per confronti tra i paesi europei, tuttavia, quantificando la prematura uscita dal sistema scolastico a distanza di alcuni anni, fotografa una situazione riferita ad epoche pregresse.
In aggiunta all’indicatore utilizzato in ambito europeo, molti Paesi hanno elaborato specifiche misure a livello nazionale per quantificare la dispersione, basandosi sulle Anagrafi amministrative o su rilevazioni statistiche. In Italia è possibile quantificare il fenomeno della dispersione scolastica a livello nazionale a partire dai dati dell’Anagrafe Nazionale degli Studenti.
La secondaria di I grado
Il report pubblicato oggi evidenzia che nell’anno scolastico 2015/2016, 14.258 ragazze e ragazzi, pari allo 0,8% di coloro che frequentavano la scuola secondaria di I grado, hanno abbandonato gli studi in corso d’anno o nel passaggio fra un anno e l’altro. Al Sud la propensione all’abbandono è maggiore, con l’1% (l’1,2% nelle isole e 0,9% al Sud). Mentre nel Nord Est la percentuale è più contenuta, con lo 0,6%. Tra le regioni con maggiore dispersione spiccano la Sicilia con l’1,3%, la Calabria, la Campania e il Lazio con l’1%. La percentuale più bassa si evidenzia in Emilia Romagna e nelle Marche con lo 0,5%. I maschi abbandonano più delle femmine. La dispersione scolastica colpisce maggiormente i cittadini stranieri rispetto a quelli italiani: dispersione al 3,3%, contro lo 0,6% relativo agli alunni con cittadinanza italiana. Gli stranieri nati all’estero, con una percentuale del 4,2%, sembrano essere in situazione di maggiore difficoltà rispetto agli stranieri di seconda generazione, i nati in Italia, che hanno riportato una percentuale di abbandono complessivo del 2,2%.
L’abbandono è più frequente, poi, fra coloro che sono in ritardo con gli studi: la ripetenza può essere considerato un fattore che precede, e in certi casi preannuncia, l’abbandono. La percentuale di alunni che hanno abbandonato il sistema scolastico è pari al 5,1% per gli alunni in ritardo, e allo 0,4% per gli alunni in regola. Anche gli alunni anticipatari presentano una percentuale di abbandono superiore a quella degli alunni in regola (1,1%). La distribuzione per fasce di età mostra come l’abbandono sia più elevato per gli alunni che hanno età superiore a quella dell’obbligo scolastico, ossia superiore ai 16 anni.
La serie storica dell’abbandono nella secondaria di I grado evidenzia un calo complessivo, dall’1,08% del 2013/2014 allo 0,83% del 2015/2016.
La dispersione nel passaggio fra i cicli
Nel passaggio dall’anno 2015/2016 al 2016/2017, dei 556.598 ragazze e ragazzi che hanno frequentato il terzo anno di corso, 34.286 sono usciti dal sistema scolastico, pari al 6,16% della platea di riferimento. Il 4,47% di queste ragazze e questi ragazzi è passato alla formazione professionale regionale, lo 0,02% è andato in apprendistato, lo 0,06% ha abbandonato per validi motivi (istruzione parentale, trasferimento all’estero), l’1,61% ha abbandonato del tutto.
La serie storica (considerando tutti i frequentanti della scuola secondaria di I grado) vede anche in questo caso un miglioramento: la dispersione fra i cicli era dell’1,18% nel 2013/2014, dello 0,77% nel 2014/2015, dello 0,52% nel 2015/2016.
La scuola di II grado
L’abbandono nella scuola di II grado è del 4,3% (112.240 ragazze e ragazzi). L’abbandono è molto elevato nel primo anno di corso (7%). I maschi abbandonano più delle femmine. Il Mezzogiorno ha una percentuale più elevata della media nazionale (4,8%). Tra le regioni con maggiore abbandono spiccano Sardegna, Campania e Sicilia, con punte rispettivamente del 5,5%, del 5,1% e del 5,0%. Mentre le percentuali più basse si evidenziano in Umbria con un valore del 2,9% e in Veneto e Molise con valori del 3,1%. Nelle scuole paritarie si registra un maggiore abbandono con una percentuale del 7,6% contro il 4,1% delle scuole statali. Considerando il dettaglio della cittadinanza degli alunni, anche per  quest’ordine scolastico è evidente come il fenomeno della dispersione scolastica colpisca maggiormente i cittadini stranieri rispetto a quelli italiani. Analizzando il fenomeno dal punto di vista della regolarità del percorso scolastico, come prevedibile la percentuale di abbandono che appare nettamente più elevata è quella degli alunni con ritardo scolastico (14,5% contro 1,2% degli alunni in regola).
L’abbandono complessivo più contenuto si è registrato per i licei che hanno presentato mediamente una percentuale del 2,1%. Per gli istituti tecnici la percentuale è stata del 4,8% e per gli istituti professionali dell’8,7%. La percentuale di abbandono più elevata è relativa ai percorsi IeFP (corsi di Istruzione e formazione professionale realizzati in regime di sussidiarietà presso le scuole), con un abbandono complessivo del 9,5%. Tra i licei spicca il tasso di dispersione complessivo del liceo artistico, con il 4,8%. Per gli istituti tecnici: la percentuale di dispersione si è attestata al 5,2% per i percorsi ad indirizzo economico e al 4,6% per quelli ad indirizzo tecnologico. Tra i professionali gli istituti con indirizzo industria e artigianato hanno presentato una percentuale di abbandono complessivo più alta, con l’11%. L’elevata uscita dal percorso scolastico di studentesse e studenti iscritti agli istituti professionali potrebbe tuttavia rivelarsi meno consistente, ove si consideri che una parte (più o meno cospicua a seconda delle varie realtà territoriali) potrebbe essere transitata nel sistema regionale di istruzione e formazione professionale senza averne dato comunicazione alla scuola.
La serie storica vede anche in questo caso un miglioramento: la dispersione era del 4,4% nel 2013/2014, del 4,6% nel 2014/2015, del 4,3% nel 2015/2016.
Per un maggiore approfondimento si rimanda alla pubblicazione completa.

http://www.miur.gov.it/

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