Agricoltura_ boom di colture esotiche

Il mondo rurale ed in particolare il suo utilizzo e sviluppo ha tempi di evoluzione molto più lenti rispetto ad altri comparti produttivi e culturali. Le ragioni sono molteplici e vanno da una naturale resistenza dell’uomo coltivatore verso i processi produttivi innovativi ad una obiettiva temporalità che non è mai paragonabile a quella dell’industria o della comunicazione.

Per fare un semplice esempio per produrre un nuovo tipo di shampoo, oltre a tutte le funzioni di marketing d’impresa, è sufficiente realizzare una linea meccanizzata o elettronica di realizzazione che richiede pochi mesi di tempo o anche meno. Per convertire un terreno agricolo ad una produzione diversa possono volerci anni. Alcune colture , come quelle arboricole, richiedono lunghi anni di investimenti al contrario di quelle orticole che si possono sviluppare nell’arco di alcune decine di mesi  o anche meno.In questi ultimi anni di crisi economica uno dei pochi comparti che ha sperimentato un apprezzabile sviluppo è stato quello agricolo , in particolare in alcuni settori specifici.

Sembra difficile da credere ma uno di questi è nella produzione di frutta cosidetta esotica , ovvero che naturalmente è presente in altre aree geografiche del mondo e che trova nuovi estimatori in un mercato che è da sempre in continua evoluzione. Questo non deve scandalizzare molto, basti pensare che gran parte della nostra frutta autocnona( quella che riteniamo essere presente nei nostri terreni da sempre) in realtà è approdata nel mediterraneo dopo lunghi viaggi persino dal lontano  oriente( mele, albicocche, ciliegie). I nuovi sistemi di irrigazione, di protezione dagli agenti atmosferici e di studi ed analisi dei terreni permettono di ottenere risultati di qualità ed economicamente vantaggiosi che invogliano gli imprenditori agricoli a sperimentare la coltivazione di nuovi prodotti da offrire ai consumatori .

Uno degli ultimi campioni di vendite e che ha acquisito importanti segmenti di mercato in italia ed all’estero è stato il Kiwi, prodotto originario dell’asia australe che nei nostri territori nello spazio di tre decenni  ha trovato terreno adatto sino a diventare un colosso delle produzioni agricole dell’agro pontino e del cuneese. Meno fortuna, anzi per nulla fortuna, ha conosciuto il Babaco, una specie di grosso peperone di poco sapore dalle abitudini rampicanti che nessuno ricorda. Attualmente il  sud italia e le isole sono interessate dalla coltivazione di frutti come il mango e l’avocado che peraltro incontrano sempre più i favori dei consumatori il che permette ai produttori ricavi di tutto rilievo, che dovrebbero essere di stimolo anche ai produttori del nostro territorio dove l’agricoltura rappresenta ancora un comparto di alto interesse economico oltre che storico e culturale.

Agostino Mastrogiacomo

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