Numero chiuso all’Università e diritto allo studio

Oggi il grande giorno dei test di accesso alla facoltà di medicina; gli aspiranti camici bianchi iscritti alla prova unica a livello nazionale sono 66.907 (nel 2016 erano 62.695) a fronte di una riduzione dei posti disponibili rispetto allo scorso anno (9.224 anziché 9.100).
Nei prossimi giorni toccherà agli altri corsi di laurea. Domani, 6 settembre, è prevista la prova per Medicina veterinaria mentre, per giovedì 7, è fissata per Architettura. Il 13 settembre sono previsti i test per le Professioni sanitarie. Il 14 e il 15 si terranno le selezioni, rispettivamente, per Medicina e Chirurgia in inglese e per Scienze della formazione primaria.

Come ogni anno tante sono le proteste di coordinamenti universitari; in una nota Andrea Torti di Link-Coordinamento universitario fa sapere che “la riduzione degli ammessi va a ledere ulteriormente il diritto allo studio”, così Francesca Picci, coordinatrice nazionale dell’Unione degli studenti, “è inaccettabile che uno studente in uscita dalle scuole superiori non possa scegliere liberamente il suo percorso di studi, i test non valutano realmente la preparazione, ma vogliono selezionare e ridurre in numero i futuri studenti universitari”
D’altronde, è recente la sentenza del Tar del Lazio che ha bocciato il numero chiuso alle facoltà umanistiche della Statale di Milano. Con un’ordinanza, infatti, il Tribunale amministrativo ha accolto il ricorso portato avanti dall’associazione studentesca Udu con cui veniva chiesto che fossero sospesi i test d’ingresso per i corsi di laurea in Lettere, Filosofia, Beni Culturali, Geografia e Storia.
Eppure, soltanto tre anni fa, l’allora Ministro all’Istruzione Stefania Giannini aveva dichiarato di voler mettere mano ai test di ingresso alle università, e che dal sistema del numero chiuso si sarebbe passati al modello francese, con il primo anno aperto a tutti seguito da una selezione basata sul merito.

In tanti ci credevano, studenti e famiglie, ma dopo riunioni e incontri anche con i rettori, si è fatto retromarcia.

La questione è complessa ma va affrontata con serietà e responsabilità” – dichiara Alessandra Bonifazi, Presidente di Lazio Sociale – il diritto allo studio va garantito a tutti, ci lamentiamo del basso livello di istruzione dei nostri giovani, dei pochi laureati, ma poi si impedisce loro di scegliere il proprio futuro. Non sono i test a valutare la preparazione di uno studente e a garantire la qualità dello studio. Occorre fare tanto, investire di più sull’istruzione, e l’auspicio è che presto possa essere rivisto il sistema lacunoso del numero chiuso per dare la possibilità a tutti di accedere alle facoltà e quindi di decidere liberamente del proprio futuro”

 

 

 

foto: repubblica.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *