OCSE: uno sguardo sulla Pubblica Amministrazione 2017

Secondo l’Ocse, nell’ultimo report ‘Uno sguardo sulla Pubblica Amministrazione 2017’, l’Italia è il Paese con il maggior numero di dipendenti anziani, quasi la metà degli statali supera i 55 anni. Nel 2015 sono il 45% del totale, con un incremento del 31% rispetto al 2010, contro una media del 24% nell’intera area Ocse; mentre, si registra in media il 18% al di sotto i 34 anni.
Più del 50% dei dipendenti della P.A. sono donne, mentre nel privato sono il 45%. Soltanto il 33,4% delle donne in servizio nel pubblico raggiunge una posizione dirigenziale: dato basso ma pur sempre superiore al 32,4% della media Ocse. Alcuni ruoli chiave del pubblico, come gli insegnati e gli infermieri, sono pesantemente dominati dalle donne. Poco presenti ancora invece le donne in politica.

Nel 2017 solamente il 28% dei ruoli ministeriali e governativi dell’area Ocse è ricoperto da donne, l’1,3% in meno rispetto al 2015. Insieme alla Finlandia e l’Estonia, Roma ha subito un calo del 15% tra il 2015 e il 2017.

I dirigenti della pubblica amministrazione italiana sono strapagati rispetto alla media Ocse. I senior manager tricolori, cioè quelli in posizione apicale, incassano 395.400 dollari all’anno, battuti solo dai loro colleghi australiani, a fronte di una media dell’area ferma a 321.500 dollari. Ben retribuiti sono anche i middle manager, con un compenso annuo lordo da 172.500 dollari, contro i 134.500 dollari della media Ocse. Sotto la media dell’area, pari a 88.700 dollari viaggiano invece i senior professionals (dipendenti con competenze tecniche) con i loro 67.900 dollari lordi.

Il rapporto sottolinea come negli ultimi anni l’Italia abbia messo a punto ben sei spending review. La spesa pubblica nel 2016 è stata pari al 49,6% del Pil, a fronte del 50,5% del 2015. Per il 42,6% è stata assorbita dalla protezione sociale contro il 32,6% della media Ocse. Ai servizi pubblici generali è andato il 16,6% contro il 13,2%, all’istruzione il 7,9% contro il 12,6% e alla sanità il 14,1% contro il 18,7%. Nel welfare il 64,3% della spesa va alle pensioni, contro il 53,5% della media dell’area. Gli investimenti pubblici si sono fermati al 2,1%, in calo dal 2,3% del 2015 e a fronte del 3,2% dell’area. L’opera di risanamento dei conti portata avanti ha fatto calare il rapporto tra deficit e Pil dal 5,3% del 2009 al 2,7% del 2015, vicino alla media del 2,8% registrata nell’area. Gli effetti della doppia recessione si sono però fatti sentire sul debito, che ha raggiunto il 157,5% del Pil nel 2015, in base alle definizioni Ocse, il terzo più alto dell’area, dopo Giappone e Grecia, dove in media si attesta al 112%.

In Italia la fiducia nei servizi pubblici è molto bassa. Anche per quanto riguarda il sistema giudiziario la percentuale di soddisfatti in Italia non è alta, appena del 24%, contro il 67% della media Ocse. Va meglio per la sanità, dove i soddisfatti in Italia sono il 49%, contro il 70% della media Ocse. Nel sistema educativo e cioè nella scuola i soddisfatti salgono in Italia al 55%, contro il 67% della media Ocse e nella polizia sono il 74% contro il 77% della media Ocse.

“Dieci anni dopo la crisi finanziaria globale, la ripresa economica non è abbastanza forte per produrre un miglioramento durevole o per ridurre le persistenti diseguaglianze”. Lo afferma il presidente dell’Ocse, Angel Gurrìa, nell’introduzione al rapporto ‘Uno sguardo sulla pubblica amministrazione 2017’. “Il rapido cambiamento tecnologico, le innovazioni invasive e i cicli economici più brevi sono i marchi del mondo di oggi” spiega il capo dell’organizzazione, sottolineando che, nonostante abbiano creato nuove opportunità, questi elementi contribuiscono a “rendere la vita delle persone più imprevedibile e insicura”.

 

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