Chi è il bambino? Osservazioni e teorie del mondo infantile.

Sono molte le figure che si trovano a dover operare con la personalità di un minore in quando ci si trova all’interno di contesti problematici.

Sono tanti gli psicologi che, all’ interno di aule di Tribunale interagiscono con bambini, molte le figure dell’Ordine quali i poliziotti od i Carabinieri che interrogano un minore in presenza dei genitori; tanti gli assistenti sociali che si trovano a dover compilare relazioni al fine di trovare la soluzione migliore per la realtà fattuale di un bambino.

Quando parliamo del bambino si è fatta solo la metà del cammino: si dovrebbe conoscere i bambini per poter riuscire a capire loro ed il loro mondo. Unico principio che vale per tutti i bambini è l’ interiorizzazione dell’ azione educativa. Istanza che fornisce la possibilità di accostarsi al mondo del bambino è il supporto dato da due scienze, che devono aiutare tutti coloro che si trovano di fronte ad un bimbo: la pedagogia e la psicologia dello sviluppo. Esiste una grande differenza tra le due, la pedagogia[1], è la scienza dell’ educazione, e la psicologia dello sviluppo è la scienza che studia il processo di organizzazione e lo sviluppo dell’ individuo dalla nascita fino a circa venticinque anni dell’ età cronologica[2]: la prima  scienza ha oltre duemila anni di storia e la seconda due secoli.  Anche se poi si sono affiancate nel corso della storia, per poter dare la possibilità di dare delle risposte quando il bambino di quattro o cinque anni comincia a fare delle domande sul sesso e su ciò che lo riguarda. La psicoanalisi ha dato un aiuto, nel compito di educatori verso il mondo dei bambini, fornendo la spiegazione di molti atteggiamenti che possono apparire incomprensibili a noi adulti. È facile poter affermare di conoscere l’ infanzia e l’ adolescenza perché tutti noi siamo stati bambini ed adolescenti. Ma esistono grandi diversità tra gli individui.

E le teorie devono dare un grosso supporto, di spunto e di riflessione, agli educatori ed esperti con il fine di riflettere che quando si ha di fronte un bambino ci si trova di fronte ad un universo speciale in continua evoluzione. Già nell’ ottocento si sosteneva che il bimbo non è un essere amorfo, indifferente a sollecitazioni esterne. G. Stanley Hall si rese conto, per primo, che il mondo mentale del bambino è molto diverso dal nostro. Egli affermava: “l’ adulto è come il sole, che non può conoscere le ombre perché con la sua presenza le annulla”, per lui l’ adulto che osserva il bambino tende a considerarlo molto simile a sé, ad attribuire a ciò che fa o che dice un significato conforme al proprio modo di riflettere e quindi non riesce a vedere le contraddizioni, le incoerenze ed il carattere ancora scarsamente definito del pensiero del bambino. Egli compì molte ricerche sui comportamenti dei bambini circa il mondo inanimato, sulla vita cognitiva, sulle emozioni, sulla formazione della personalità. Unico errore era che non osservava direttamente i bambini.

Sappiamo che nella psicologia della testimonianza è rischioso affidarsi ai ricordi dell’ infanzia. Sigmund Freud, pietra miliare dello studio della psiche infantile, asseriva che molti tratti del carattere di un individuo dipendono da come quel soggetto fosse da bambino, dai rapporti che aveva con i genitori e con i fratelli, in quanto solamente la famiglia può dare gli stimoli indispensabili allo sviluppo armonioso dell’ intelligenza e dell’ affettività, un ambiente traumatizzante potrebbe essere causa di disturbi di personalità in età adulta, è accertato che la carenza materna, soprattutto nei primi tre anni di vita, provoca danni irreparabili alla personalità infantile: le cure materne bastano a dare tranquillità al piccolo, a risvegliare interessi, a sviluppare il linguaggio ed in seguito si manifesta la necessità della presenza del padre che, simbolo della sicurezza e della giustizia, mediante l’ esempio e l’ imposizione autoritaria diventa la norma dell’ agire e rappresenta la protezione contro i pericoli esterni; Freud sosteneva, inoltre, che la maggior parte delle relazioni infantili traessero origine da una base legata al sesso. Tutti i bambini hanno, difatti, curiosità sessuali anche molto forti, ed un atteggiamento sbagliato da parte dei genitori verso determinate curiosità del bimbo può apportare conseguenze molto rischiose per il futuro. per lui il bambino è un essere amoroso completo. Inizialmente la funzione sessuale si appoggia su altre funzioni indispensabili alla conservazione della vita, quale la funzione alimentare. Solo dal 1920 in poi gli psicologi cominciarono a ricorrere al metodo dell’ osservazione diretta, Arnold Gesell osservò una decina di individui dalla nascita ai 16 anni. Determinate ricerche hanno aperto il varco all’ elaborazione dello studio di scale per la valutazione dello sviluppo intellettivo.

Lo sviluppo psicologico del minore attraversa varie fasi passando dalla dipendenza assoluta fino al margine di autonomia sempre più ampia che gli consente di divenire se stesso. La vita affettiva del bambino comincia sin da quando è nell’ utero materno, è stato dimostrato che la maggior parte delle nevrosi dipendevano dal fatto che il piccolo aveva avvertito che la madre non lo desiderava.

Lo stato d’ animo con la quale la donna affronta la gravidanza ed il momento del parto ha una notevole influenza sul bambino, anche perché se la donna ha affrontato con serenità il momento della nascita accetterà con molta facilità il nuovo legame ed i doveri che la maternità le comporta, ovvero un atteggiamento psicologico dedito a calmare l’ ansia e le paure del piccolo. Il taglio del cordone ombelicale è il primo momento di un distacco progressivo. Il bimbo non ha una “differenziazione” tra la parte fisica e quella psichica. Determinato periodo è chiamato “stadio orale”: “chi vede un bambino abbandonare il petto della madre, ne veda le guance arrossate e come egli piombi nel sonno con un sorriso beato, dovrà dire che questa immagine rimane esemplare per l’ espressione di soddisfacimento sessuale nel seguito della vita”[3], che dura per i primi due anni di vita. Il bambino succhia il latte dal seno, simbolo del nutrimento, della sicurezza e della vita, la bocca diviene lo strumento con cui lui “assorbe” il mondo, la sede di tutti i piaceri e delle sensazioni emotive. Ritroviamo residui di tale stadio nel periodo dell’ infanzia, con la condotta del succhiare il pollice od un altro oggetto; nell’ adulto, invece, si ritrova il comportamento del rosicchiare una penna od il fumare. Il primo passo del distacco si ha con lo svezzamento. Durante questo stadio, il bambino, comincia a distruggere ciò che gli capita tra le mani e piano piano la zona di piacere si sposta dalla bocca all’ ano. Frequenti sono le stitichezze. La maggior parte dei genitori pregano il bambino affinché la defecazione avvenga nel “vasetto” e ad una determinata ora. A volte viene premiato ed il piccolo percepisce il tutto come un dono che fa alla madre. Questo è il primo obbligo sociale al quale viene posto il bambino. Nonostante il defecare provochi piacere, molte volte si può ribellare ed arrivare ad abituarsi a trattenere le feci, vendicandosi con la scelta di defecare nel momento in cui si ha il desiderio di farlo e non perché viene costretto.

Determinato atteggiamento si ritrova negli adulti con il rifiuto del cibo. Verso i quattro anni, il bambino, giunge allo “stadio genitale”, in cui il piacere avviene tramite il contatto, si sviluppano i sentimenti di amore e gelosia caratteristici del “complesso di Edipo”. Ovvero la spiccata tendenza affettiva, che si manifesta generalmente intorno ai quattro anni, verso il genitore di sesso opposto, con le varie conseguenze emotive che ne derivano. Piaget Jean, considerato il maggior teorico della psicologia dello sviluppo cognitivo, considerava l’ intelligenza come la forma di adattamento biologico più elevata. Lo sviluppo di determinata caratteristica si verifica nella forma di un equilibrio dinamico tra un processo di assimilazione dei dati dell’ esperienza a schemi mentali, di ordine percettivo- motorio, già presenti nel soggetto in crescita ed un processo di accomodamento, cioè di modificazione di determinati schemi quando l’ esperienza è troppo nuova e non si adatta ad essi, o quando il giudizio degli altri mostra la loro inadeguatezza. Egli studiò i bambini dai 4 ai 9 anni, mettendo in evidenza che certi orientamenti del pensiero infantile quali l’ egocentrismo, il realismo, l’ animiamo, il finalismo intervengono nel modellare sia l’ uso del linguaggio verbale sia le opinioni spontanee del bambino. Secondo il suo modello costruttivista e studiale, lo sviluppo cognitivo non è continuo e si organizza in stadi differenziati.

[1] Attività tipicamente umana che, attraverso influenze ed atti esercitati volontariamente da un soggetto adulto su di un giovane, tende a formare delle disposizioni che corrispondono ai fini della società e della cultura in cui il soggetto è inserito.
[2] Durante questo periodo la personalità va acquistando, attraverso i processi evolutivi biologici e psicologici, efficienti armonizzzazioni delle energie di cui dispone, con crescente possibilità di autonomia.
Galimberti ha messo in risalto chre, il fatto di riferirsi ad un’ età cronologica, ci consente di distinguere una prima infanzia, ovvero il primo anno di età, un’ infanzia dal secondo al terzo anno, una puerizia dal terzo al sesto anno, una fanciullezza dal sesto al decimo anno, una preadolescenza dal decimo al tredicesimo anno, un’ adolescenza dal tredicesimo anno al ventunesimo anno ed una giovinezza dal ventesimo anno al venticinquesimo anno.
[3] Freud S. “Opere”, ed. Boringhieri, Torino, 1967; vol. IV, p.

 

Dr. ssa Alessia Micoli
Psicologa,Dottore di Ricerca in Medicina Legale e Scienze Forensi

 

BIBLIOGRAFIA

 

  • De Cataldo Neuburger L. “Giudicando un minore. Miti e realtà della giustizia minorile”, Giuffrè editore, Varese, 1984.
  • Dell’ Antonio A. “La consulenza psicologica per i minori”, Edizioni Carocci, Roma, 2002.
  • Freud S. “Opere”, ed. Boringhieri, Torino, 1967
  • Fonzi A. “Manuale di psicologia dello sviluppo”, Giunti, Firenze, 2008
  • Fornari U. “Trattato di Psichiatria Forense”, UTET, Torino, 2004
  • Vygotskij L. S. “Lo sviluppo psichico del bambino”, Editori Riuniti, Roma, 1973.

 

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