Associazione Kim, dalla parte dei bambini
Lazio Sociale è andata a conoscere i volontari e gli operatori dell’associazione Kim Onlus che da vent’anni si occupano di bambini in condizioni di disagio economico e sociale e malati.
Di cosa si occupa e quali sono gli obiettivi dell’Associazione Kim Onlus?
L’Associazione Kim onlus è nata nell’aprile 1997. È nata dalla “splendida follia” di un gruppo d’amici che, dopo un’esperienza in Albania, hanno deciso di fare qualcosa per l’anello più debole della catena. I bambini, e i bambini malati. Da vent’anni, la KIM si occupa quindi – in completa gratuità – dell’accoglienza, della tutela e dell’ospedalizzazione di minori italiani o stranieri, che vivano in condizioni di disagio economico e sociale, spesso provenienti da Paesi in guerra o da Paesi senza strutture sanitarie adeguate. Segue il minore, accompagnato dalla mamma o dal papà, in tutto il percorso: dalla richiesta d’aiuto all’ingresso in Italia, ai contatti con gli ospedali, e ospita e sostiene il nucleo famigliare nel suo Centro di Accoglienza.
Per coprire le spese di accoglienza e ospitalità, l’Associazione si avvale, sin dalla nascita, esclusivamente di donazioni da privati cittadini, contributi da fondazioni private e attività di raccolta fondi per eventi specifici. Le richieste dei piccoli malati provengono, ad oggi, da circa 60 Paesi del mondo e sono circa 230 i bambini che l’Associazione ha ospitato per le cure in questi anni, in un’età fra zero e 18 anni affetti da cardiopatie, tumori, leucemie, traumi di varia origine, deformazioni)
L’impegno dell’Associazione, teso ad affermare il rispetto del diritto alla salute e alla vita di tutti i bambini secondo la Convenzione Internazionale per i Diritti del Fanciullo che l’Italia ha ratificato, passa anche attraverso l’educazione alla solidarietà, con numerose attività e progetti di formazione e volontariato.
L’Associazione Kim Onlus parteciperà a “ROMA Best Practices Awards 2017, Mamma Roma e i suoi figli migliori”, cosa rappresenta per voi questo premio?
Il ROMA Best Practices Awards 2017 sarà un’occasione preziosa per diversi aspetti. Per entrare in contatto con altre realtà come la nostra e per ampliare la nostra rete di collaborazione con nuovi soggetti. Per far conoscere le nostre attività localmente, ma anche a livello nazionale. E, soprattutto, perché ci consentirà di dare voce ad un fenomeno di cui si parla sempre troppo poco e che è rappresentato dalla pressione che l’infanzia bisognosa di cure esercita sul nostro Paese, e che non possiamo lasciare senza una risposta.
Quale vostro progetto o iniziativa volete porre all’attenzione della giuria del premio?
Il progetto di accoglienza, che prosegue ininterrotamente da quel 1997. Vent’anni di cambiamenti, di scenari geopolitici diversi, ma con una costante: il nostro impegno per il diritto alla salute e al futuro di bambini in grave emergenza sanitaria. Lo scorso anno abbiamo accolto, fra gli altri, cinque bambini palestinesi provenienti da un campo profughi della Siria ed altri sono in procinto di arrivare. Ed altri sono in procinto di arrivare.
Per l’Associazione Kim Onlus cosa si dovrebbe fare per dare risalto e valore al mondo dell’Associazionismo?
Si dovrebbero potenziare occasioni come questa e crearne di nuove, dando spazi di visibilità alle associazioni perché si possano raccontare, e facilitando il loro rapporto con le istituzioni. Pensiamo, a tal proposito, che eventi di questo tipo servano proprio per testimoniare alle istituzioni il valore aggiunto delle attività sostenute quotidianamente dalle associazioni.
Una parola che rappresenti il lavoro che voi fate sul territorio e che volete venisse evidenziato dal Premio.
La nostra parola è RETE: siamo attivi sul territorio operando in contatto non solo con i servizi sociali del Municipio 12, ma anche con la rete delle scuole. Quando le condizioni di salute e le esigenze terapeutiche lo permettono, i bambini frequentano le scuole del Municipio. Altre volte si attivano progetti di scuola domiciliare. Spesso, poi, sono le scuole a venire da noi, nei modi più diversi: da cinque anni, per esempio, organizziamo in giugno – quest’anno domenica 11 – la festa “KIM e i colori del mondo”, alla quale i ragazzi delle scuole partecipano con piccole esibizioni.
Ma il nostro è e deve essere sempre di più un lavoro di rete in tutte le direzioni. In rete con ospedali, organizzazioni Internazionali e organi istituzionali e con altre associazioni e ONG.
Solo insieme crediamo di poter cambiare le cose. Per questo, e sulla base della nostra quotidiana esperienza, ci appelliamo alle istituzioni perché ne prendano ancora più atto. Sono voci, sono chiamate, che non si possono ignorare. Quest’infanzia malata che preme, non può essere abbandonata.