Allevamenti intensivi, i consumatori dicono no. Il futuro è anche nel “bufalo”.
Gli ultimi dati ISTAT relativi ai consumi di carni bovine riportano un calo di poco superiore al 6% rispetto all’anno precedente. Ma questo dato è relativo alle carni di importazione, soprattutto quelle provenienti dagli Stati Uniti. E’ un trend che non riguarda solo il nostro paese ma interessa tutto il mondo occidentale, l’aumento dei consumi di carni bovine è costante solo nei paesi in via di riscatto economico.
L’Associazione Allevatori Italiani , in un convegno promosso da Agriumbria, ha evidenziato con soddisfazione una stabilizzazione della produzione interna. Questo dato va letto in modo selezionato, nel senso che all’interno di questa produzione la presenza di razze di qualità e di allevamenti orientati al benessere animale aumenta in modo costante a fronte di un calo delle razze ordinarie e degli allevamenti intensivi. La qualità delle carcasse al mercato dal sezionamento fino al dettaglio è sempre migliore, insomma.
Quale è la motivazione che spinge gli operatori di questo settore merceologico ad evolvere in questa direzione? Va trovata sopratutto nell’emancipazione del consumatore che indirizza le proprie esigenze alimentari verso le qualità più “nobili” del prodotto carneo, come avviene per ogni altro prodotto. E tra questa qualità va sicuramente individuato l’allevamento orientato al benessere degli animali. Pulizia, rispetto, assecondamento degli istinti naturali e dei bisogni delle razze in stalla ed all’aperto, mangimi selezionati, abbondanza di acqua pulita e cure veterinarie indirizzate alla prevenzione.
“Questi dati sono estremamente interessanti – ha spiegato il presidente dell’associazione di produttori di carni bufaline “Alba” Agostino Mastrogiacomo – e confermano la bontà del disciplinare di produzione e di allevamento delle carni bufaline delle provincie laziali approvato dal nostro direttivo e da proporre alle commissioni europee per il riconoscimento del marchio Igp. A queste importanti qualità presenti in diversi allevamenti sul territorio pontino , vanno aggiunte la qualità storico ambientale che vede uomo e bufalo convivere insieme da molti secoli in queste terre e le qualità funzionali presenti nelle carni bufaline, che sono da considerarsi le migliori di tutte per l’apporto di nutrienti preziosi per l’uomo, specie nell’età della crescita e dalla maturazione. Tra cui la capacità di fissare l’ossigeno nella cellula, la conseguente alta presenza di ferro e di minerali sotto forma di sali, indispensabili ad una buona salute e la quasi totale assenza di grassi saturi , colpevoli di alcune patologie gravi del sistema cardio vascolare, che rendono il consumo di carni bufaline prezioso”.
Attualmente il progetto prevede la realizzazione di una stalla dove gli allevatori consorziati conferiscono i vitellini dopo i primi 30 giorni di allevamento altamente selezionato, dove poi, nel più elevato rispetto di norme rigorose per qualità e pulizia, gli animali raggiungono i diversi stati di maturazione per essere poi selezionati per prodotto, macellati, sezionati e immessi sul mercato in confezioni sottovuoto completamente ecodegradabili.
Attualmente le aziende bufaline presenti sul territorio pontino e nel frusinate possono immettere sul mercato circa 5000 carcasse selezionate ogni anno, con un indotto consistente e con elevate ricadute positive per l’occupazione e per l’immagine del sud della nostra regione.