“il secondo figlio di Dio” – Simone Cristicchi racconta David Lazzaretti
Una domenica pomeriggio, due biglietti teatrali per uno spettacolo di Simone Cristicchi, un monologo su David Lazzaretti, il Cristo dell’Amiata.
Chi scrive è andato a scatola chiusa, avendo sempre stimato Cristicchi per l’intelligenza, l’ironia e la sensibilità delle sue canzoni, nonché per la sua la versatilità artistica, ma sapendo ben poco, per non dire niente, di David Lazzaretti (ignoranza che scoprirà essere condivisa in realtà con tante altre persone…. )
Lo spettacolo è un monologo, con una scenografia basata su un carro (barroccio), attorno al quale ruotano le diverse scene evocate della vita di David, barrocciaio di Arcidosso sotto l’Amiata.
La sua vita scorre tra lavoro e famiglia (una moglie e 5 figli), ma con un animo inquieto e soggetto già da giovane a visioni mistiche, fino a quando in mezza età una visione gli annuncerà una missione da compiere nella Chiesa, esortandolo ad andare fino al Vaticano per condividerle col papa Pio IX. L’incontro non avrà particolare successo, ma in seguito a questo David intraprenderà comunque, dopo un periodo di eremitaggio a Montorio in Romano, una carriera da predicatore che lo porterà a fondare una comunità di lavoratori e contadini toscani sul Monte Amiata, la Società delle Famiglie Cristiane, basata su principi di eguaglianza sociale, istruzione e condivisione del lavoro e dei beni prodotti.
Dalla rappresentazione di Cristicchi emerge l’ineluttabilità con cui David si ritrova a compiere una missione voluta dall’alto, in qualità di unto dal Signore e di secondo Cristo venuto in terra; la predicazione appare per lui inevitabile, e volta a trasmettere un messaggio molto semplice ricevuto in dono: non solo lui è Cristo ma lo è qualsiasi essere umano, e come tale ogni essere umano ha diritto a godere in maniera equa e giusta dei beni messi a disposizione della natura.
Si narra di un fascino magnetico esercitato sulle folle, che lo eleggono quasi suo malgrado a proprio leader carismatico, portando alla creazione della suddetta società (nonché della religione giurisdavidica), che divenne un vero e proprio esempio di socialismo cristiano della prim’ora.
La personalità di David, unita al suo messaggio ed ai frutti della propria predicazione, lo porteranno ad avere eminenti estimatori e sostenitori già nel corso della sua vita, sia in Italia con San Giovanni Bosco, che all’estero con Leon du Vachat, che lo ospitò in Francia per un lungo periodo. Inevitabilmente però, il suo esempio iniziò a diventare pericoloso, in quanto implicitamente anarchico e fuori controllo, in un periodo in cui occorreva costruire l’Italia e gli italiani: arriverà per lui dapprima la scomunica e a seguire l’epilogo finale con la sua uccisione nel corso di una manifestazione pacifica ad Arcidosso, il 18 agosto 1878, per mano del carabiniere Antonio Pellegrini.
Cristicchi ci porta dentro la storia di David con l’incredibile maestria della sua rappresentazione, facendoci dimenticare la sua oggettiva solitudine sul palco e ricreando tutte le voci dei vari personaggi (impossibile non notare il riferimento, per le voci degli avversi benpensanti, alla canzone ‘che bella gente’).
Ed è lo stesso Cristicchi che interrompe a un certo punto l’incantesimo in cui ha portato lo spettatore, ‘bucando’ la quarta parete teatrale e confessandoci quanto la sua curiosità per il personaggio di David Lazzaretti ancora non sia sopita, una specie di enigma che non a caso fu oggetto di studio di diversi filosofi e intellettuali, quali Maupassant, Tolstoj, Pascoli e Gramsci, con alterni riscontri: lo stesso Gramsci lo etichettò come folle visionario, mentre l’antropologo criminale Cesare Lombroso ne studiò e conservò i resti, individuando in lui le caratteristiche del ‘mattoide’.
Ognuno è quindi invogliato ad approfondirne la conoscenza per farsi un proprio parere, mentre da’ invece da pensare il velo di silenzio steso dalla storia contemporanea sul Cristo dell’Amiata, che forse è stato più comodo relegare nell’oblio.
Il punto di vista di Cristicchi emerge invece molto chiaramente dalla narrazione, mostrandoci un uomo illuminato che, partendo dal semplice messaggio cristiano di uguaglianza e carità, lo traduce in azione creando un modello di società volta al bene di tutti, in cui gli egoismi personali siano annullati di fronte al bene comune: un ideale, appunto, e come tale frutto di un folle pericoloso e da eliminare.
Anche qui Cristicchi riprende un tema a lui caro, quello della rappresentazione della follia, intesa come differenza rispetto al pensiero ‘comune’: dando voce ai più deboli, agli ‘scarti’ della società, Simone ritrova le tracce di umanità più vere e spontanee (‘ad esempio a me piacciono i matti, perché dicono quello che pensano e non accettano ricatti o compromessi’) …
Alla fine della dello spettacolo, degli applausi e della commozione, si torna nel mondo reale e quella magia sembra già destinata a svanire e ad essere offuscata dalla vita quotidiana…. rimane però la curiosità di approfondire la vita di David: un pazzo eretico o un profeta illuminato?
In realtà la risposta è già dentro di noi: è davvero così folle volere una società più giusta ed equa, basata sull’uguaglianza sociale e sull’amore cristiano? O è più normale rinunciare a tali sogni ed adeguarsi agli schemi di una società individualista?
La storia ci insegna purtroppo che troppo spesso l’ardore di chi si pone di fronte alla società con uno sguardo diverso e ‘puro’, allo scopo di cambiare in meglio le cose, si infrange contro il muro di gomma di chi ha convenienza che le cose non cambino, per mantenere cristallizzata la struttura sociale, in una rete di privilegi e interessi di diversa entità. E spesso l’arma che viene usata per combatterlo e’ quella della denigrazione e dello screditamento personale .
Mai come oggi, l’incremento della povertà e della disuguaglianza sociale rende la figura di David Lazzaretti una fonte di riflessione e di ispirazione, per riportare il sociale al centro dell’attenzione e della discussione politica.
Mario Saveri
Buongiorno Mario, la tua descrizione del personaggio è chiara, precisa, profonda; in una parola: “Vera”.
Ed è vero che chi predica, ma soprattutto mette in pratica un’uguaglianza sociale è pericoloso: il primo che l’ha fatto è stato messo fisicamente in croce. Chi segue questa via viene messo in croce con l’emarginazione ed il discredito. David poi è stato ucciso, e uccisa è stata anche la sua memoria, ma c’è Simone che ci riporta la conoscenza di tante cose volutamente messe da parte.
Grazie Mario per la tua descrizione, un carissimo saluto, Nadia.