Reddito di inclusione sociale, che cos’è e come funziona

Finalmente nasce il Reddito di Inclusione: Ddl delega sul contrasto alla povertà che è stato approvato con 138 Sì, 71 No, 21 astenuti. Il REI è il segno di una nuova visione del welfare, che si fonda sul principio dell’inclusione attiva, ovvero sul vincolo di affiancare al sussidio economico misure di accompagnamento capaci di promuovere il reinserimento nella società e nel mondo del lavoro di coloro che ne sono esclusi.

Un passo importante e un decisivo cambio di passo nel campo della lotta alla povertà, non più assistenzialistica, anche se molta strada è ancora da fare.

Il limite è che al momento potranno beneficiarne solo 1,7 milioni di individui. Con le risorse disponibili – 1,780 miliardi per 2017 e 1,204 per il 2018 – saranno raggiunti circa 400 mila nuclei familiari con minori a carico; gli individui in povertà assoluta in Italia sono però 4,6 milioni, quindi è assolutamente necessario ampliare le risorse e non fermarsi alla legge ma costruire il  Piano nazionale contro la povertà che la stessa legge prevede. Questa tra l’altro è la richiesta dell’Alleanza contro la povertà che da sempre afferma che l’obiettivo debba essere quello di arrivare gradualmente alla universalità della misura, ovvero a tutta la popolazione in povertà assoluta.

Inoltre è necessario mettere in campo degli interventi volti a sostenere gli Enti locali che sono chiamati a realizzare i progetti di inclusione. Su questo aspetto la Senatrice Annamaria Parente, relatrice al Senato per il ddl di delega sulla povertà, ha dichiarato “…ho chiesto che venga reperita qualsiasi risorsa,  in particolare mi riferisco ai fondi europei e ai PON, per il rafforzamento dei servizi. Il cuore del reddito di inclusione, ciò che lo differenzia dalla proposta dei 5 Stelle, è l’attivazione delle persone, il dire che l’uscita dalla povertà non è solo questione di un contributo monetario ma anche di un accompagnamento, un aiuto a uscire dalla povertà, che viene dai servizi. Di conseguenza dobbiamo mettere i nostri operatori nelle condizioni di fare questo lavoro cruciale e delicato. D’altra parte però le risorse per il supporto ai servizi non può andare a discapito della misura economica, che altrimenti si ridurrebbe troppo. È un punto essenziale, ed il Governo si è impegnato a trovare tutte le risorse possibili per questo”

Queste criticità sono state presentate e discusse il 27 febbraio u.s. all’evento organizzato dell’Alleanza regionale contro la Povertà del Lazio dal titolo “Esperienza del SIA – primi risultati e valutazioni”, in cui è intervenuta la Senatrice Parente.

L’incontro, introdotto e moderato dal portavoce dell’Alleanza, Bruno Izzi (Comunità di Sant’Egidio), ha visto gli interventi di dirigenti e amministratori locali del territorio regionale, nonché dell’Assessore alle Politiche Sociali, Sport e Sicurezza, della Regione Lazio, Rita Visini, a cui sono seguite le conclusioni del Coordinatore dell’Alleanza regionale, Don Cesare Chialastri (Caritas Lazio).

All’incontro l’Alleanza ha presentato i dati del primo monitoraggio effettuato,  insieme all’ ANCI Lazio, allo scopo di comprendere il percorso intrapreso dagli Enti Locali, le modalità informative e operative, la tempistica. In particolare, ai Comuni del Lazio è stato chiesto di compilare un questionario per avere indicazioni e informazioni sulle domande del SIA presentate e sulle attività avviate.

Al questionario hanno risposto oltre 90 Comuni del Lazio e dai primi dati emerge che meno del 50% delle domande presentate all’INPS sono state accolte; inoltre risulta evidente la difficoltà a trovare un azione sistemica dell’avvio del percorso personalizzato, ancora in fase di predisposizione; mentre sorprende come manchi a livello regionale un coordinamento delle misure per la mancanza di accordi con i Centri dell’impiego che dovrebbero invece accompagnare i percorsi personalizzati al lavoro. Inoltre, l’Alleanza regionale ha fatto presente di aver chiesto alle Istituzioni regionali, la costituzione di un tavolo di coordinamento inter Assessorati della Regione Lazio (politiche sociali, lavoro, formazione, politiche abitative) e Alleanza regionale per mettere a sistema la programmazione di percorsi di  contrasto alla povertà. Un metodo di concertazione regionale degli interventi in modo da renderli non concorrenti ma complementari alle misure del piano nazionale di lotta alla povertà.

Sono seguiti interventi interessanti che, da una parte, hanno evidenziato le difficoltà delle Amministrazioni comunali ad avviare percorsi di presa incarico con progetti personalizzati per mancanza di personale, insufficiente a fare fronte alle richieste; dall’altra, il confronto è servito per comprendere il superamento delle criticità e difficoltà rilevate. L’Assessore Rita Visini ha fatto presente come la Regione abbia avviato un percorso di riforma delle politiche sociali, con l’approvazione della legge 11/2016 che va a modificare il sistema del welfare e da cui discenderà il piano regionale che sarà la programmazione triennale della nostra Regione.

La Senatrice Parente, che ha voluto ascoltare il territorio del Lazio per comprendere la gestione concreta del Sia da parte degli Enti locali, ha ribadito l’obiettivo della universalità della misura. Importante sarà il decreto attuativo e ha chiesto all’Alleanza regionale di accompagnarne il processo applicativo della misura sul territorio.

Una prima bozza del decreto e del Piano triennale già sono pronte e la settimana prossima il Governo incontrerà le Regioni per arrivare a un’Intesa.

Alessandra Bonifazi

 

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