Il futuro dei nidi convenzionati: intervista a Eugenio De Crescenzo, Presidente di AGCI Lazio

Il 3 marzo u.s. famiglie e lavoratrici degli asili nidi convenzionati di Roma hanno affollato la piazza del Campidoglio per chiedere il ritiro della bozza di delibera per il bando sui nidi preparata dalla Giunta capitolina.

Per comprendere le motivazioni della protesta, Lazio Sociale ha intervistato il dott. Eugenio De Crescenzo – Presidente dell’Associazione Generale Cooperative Italiane, AGCI Lazio Solidarietà

Presidente De Crescenzo può spiegare  il perché della protesta?

La protesta nasce da una bozza di delibera fortemente penalizzante per i Nidi in Convenzione in cui la scelta delle famiglie veniva regolata attraverso un meccanismo che avrebbe impedito la sopravvivenza dei Nidi stessi: ogni famiglia infatti avrebbe dovuto scegliere prioritariamente e obbligatoriamente 5 nidi pubblici e solo se tutti e 5 fossero risultati colmi, si sarebbe potuto rivolgere ad un Nido Convenzionato. E’ chiaro ad ognuno che con simili proporzioni era impossibile entrare in contatto con l’utenza.

E’ evidente che il problema della riduzione della domanda coinvolge tutti i Nidi, Comunali e Convenzionanti che fossero ma, sempre è stato percepito il servizio come un Servizio Integrato, complessivo pubblico/convenzionato e su questa impostazione è nata una generazione di Educatrici che si sono messe in discussione, hanno affrontato l’impegno formativo e hanno potuto guardare in modo più sereno al proprio futuro. Parliamo di 2.000 Educatrici  che afferiscono a 250 imprese educative. Ora sarebbe naturale che,all’emergere di una difficoltà,  dopo 15 anni di affermazione di questo modello misto, ci si ritrovi intorno ad un tavolo per studiare il fenomeno e trovare correttivi e miglioramenti e non si scarichi su di una parte , in modo discriminatorio le criticità.

Come nasce l’esperienza dei nidi convenzionati a Roma?

L’esperienza dei  Nidi Convenzionati nasce 15 anni fa da una intuizione della Amministrazione Veltroni che a fronte delle liste di attesa e della complessità di infrastrutturare la città di servizi educativi, provò a  sperimentare il sistema misto pubblico/convenzionato.

I Nidi Convenzionati per sottoscrivere il contratto con Roma Capitale, hanno dovuto dotarsi di una infrastruttura adeguata, affittarla, ristrutturarla, arredarla, assumere personale specializzato, passando per tutti gli applicativi di regole e procedure previste, e non sono poche. Hanno poi acquisito ed applicato, sul piano squisitamente educativo il Progetto Educativo del Comune di Roma sottoponendosi a verifica della correttezza e funzionalità.

Il personale, quasi tutto femminile, è assunto a tempo indeterminato e la qualità raggiunta è testimoniata dai 7.000 bambini che frequentano i Nidi Convenzionati.

Di fatto, in silenzio, e nel tempo, senza apparire,  nell’area metropolitana di Roma si è costituito il più importante Distretto di Impresa Femminile d’Italia. Ci sarebbe da andare fieri sia come cittadini sia come Amministrazione, ma sembra che la consapevolezza di tutto ciò manchi all’appello.

 Che conseguenza avrebbe la delibera del 14 febbraio u.s. sulle strutture private e sui lavoratori?

Ad oggi, a  seguito delle manifestazioni che hanno generato una reazione anche sulla stampa, la bozza di Delibera richiamata è stata abbandonata, anzi sembra che nessuno ne reclami la paternità.

Siamo in attesa di una decisione da parte della Giunta, abbiamo avuto una interlocuzione con l’Assessore Baldassarre che con attenzione e scrupolo ha ricevuto le nostre analisi e le nostre proposte. Vedremo cosa succederà in settimana.

Certamente scelte radicali metterebbero in grave difficoltà i Nidi Convenzionati e si genererebbe un effetto domino che potrebbe distruggere una esperienza fondamentale per la Città, già cosi poco attenta ai bambini e alle bambine.

Che ripercussione avrebbe sulle famiglie ?

La mancata Libertà di Scelta mi appare un atto di imperio intollerabile. Come è possibile che non si possa scegliere il luogo dove lasciare un proprio figlio di 1 anno? Credo che in simili scelte, così delicate, non possono esserci interferenze.

C’è un tavolo di confronto e di discussione aperto con l’amministrazione?

Il tavolo aperto esiste da oggi, è evidente che ci sono punti complessi da esaminare anche con dati approfonditi.

Ad esempio è evidente che l’aumento dei costi  delle tariffe ha avuto un effetto di allontanamento in un momento di tensione e di contrazione del lavoro e dei redditi familiari.

Quindi perché  non sposare un piano di welfare metropolitano dando una corsia preferenziale a chi nel nucleo familiare è disoccupato o in cassa integrazione? Tutti si dichiarano disponibili ad aiutare le Famiglie ma poi non sembra ci siano tutte queste intenzioni. Dovrà poi esaminarsi in profondità la questione ISEE e tariffe.

Andrebbero semplificate le procedure amministrative delle iscrizioni: e allora perché non fare dei Nidi Convenzionati 250 sportelli attivi nel territorio per agevolare le procedure d’ingresso?

Andrebbero rivisti i tempi del servizio. Quale mamma o papà ha la facoltà di stare alle 16,00 presso il Nido a ritirare il proprio bambino? Precedentemente i Nidi erano aperti fino alle 18.00 e il sabato e a luglio. Le Famiglie non vengono soddisfatte e sollevate dalle fatiche proprie di una vita urbana.

Andrebbe attuato un contrasto al tanto abusivismo presente nel settore che non assicura competenza e correttezza ne delle infrastrutture ne del personale.

Prossime iniziative?

Sicuri del nostro merito conquistato sul campo ci difenderemo ma, saremmo molto più interessati  a costruire le premesse per raddoppiare la domanda e raggiungere l’indice Europeo previsto nel Trattato di Lisbona del 33% dei bimbi presenti nelle comunità educanti.

 

 

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