Statalizzazione scuola. Il nuovo libro del bene comune non piace alle opposizioni
La scelta da parte della giunta Coletta di statalizzare la scuola materna di Borgo Carso, dopo la rinuncia da parte della Congregazione delle Suore Francescane Missionarie, continua a far discutere, soprattutto dopo la pronuncia del Vescovo Crociata che ha proposto alla giunta targata Lbc di realizzare, nei plessi del borgo, una scuola materna parrocchiale. Mentre la maggioranza continua a difendere la scelta del sindaco ricusando ogni accusa di ideologismo, in molti dalle opposizioni suggeriscono di ascoltare la voce dei residenti nel Borgo. Residenti che oltre ad aver chiesto l’istituzione di una nuova scuola materna religiosa hanno inoltre disertato le iscrizioni al nuovo istituto statale che andrebbe a far parte dell’complesso “Prampolini” il cui direttore scolastico è peraltro consigliere comunale di Lbc, ossia Antonio Leotta.
A chiedere lumi sull’interessamento del consigliere comunale sull’intera vicenda è stato Angelo Tripodi referente provinciale di Movimento Nazionale: “Non sono convinto che non ci fossero alternative visto che lo stesso Vescovo ne ha trovata una fattibilissima in poco meno di un mese. Stiamo parlando di scuole storiche e di punti di riferimento per le famiglie che sono stati cancellati in quattro e quattr’otto. Sono tante poi le cose che non tornano. Ho sentito che a seguire in modo assiduo la vicenda non siano stati né il sindaco né l’assessore ma proprio il consigliere Leotta che dovrebbe poi andare a dirigere il nuovo plesso. Perché un dirigente scolastico si sta interessando tanto a una vicenda peraltro creando un palese conflitto di interessi?”
Di conflitto di interessi parla anche Marilena Sovrani, ex assessore all’istruzione del comune di Latina. “La questione fondi non ha fondamento visto che anzi una scuola statale costa molto di più allo Stato rispetto a una paritaria. Una soluzione alternativa poteva essere trovata ma soprattutto il mio timore è che dopo Borgo Carso ora si punti alla chiusura anche di altri plessi paritari, quasi ci fosse la volontà di disgregare la funzione che le confraternite religiose hanno nella società. Si tratta di una tradizione della nostra terra che non si può cancellare solo perché si ha la maggioranza assoluta. Quando ero in carica avemmo un problema molto simile con il plesso di Borgo Grappa. Provammo a statalizzare ma capimmo che non era quello che le persone volevano e trovammo una soluzione alternativa”.
Non si oppone alla scelta del sindaco ma chiede che vengano ascoltati i residenti, Cinzia Romano, responsabile provinciale scuola del Pd. “Personalmente prediligo le scuole statali ma quando si ricopre un ruolo istituzionale occorre rispettare la legge, e la Costituzione prevede la presenza di scuole paritarie, e dare la possibilità di scelta ai cittadini qualunque sia la propria opinione. Ho parlato con l’assessore Di Muro e mi ha assicurato che non c’erano alternative a causa delle tempistiche ristrette. Non posso dubitare anche se credo che si sarebbe potuto fare di più per trovare una soluzione alternativa anche perché, ribadisco, sono i cittadini a chiederlo a gran voce. Ora vedremo se, con la nuova proposta del vescovo, ci saranno segnali di apertura da parte della giunta”
“Non è il sindaco a dover scegliere se i residenti del suo Comune debbano studiare in una scuola statale o in una religiosa – è invece la posizione del consigliere comunale di Fratelli D’Italia Andrea Marchiella -. Dicono che non c’erano alternative eppure il Vescovo ne ha trovata una pochi giorni dopo l’incontro con Coletta. Forse il Sindaco poteva sedersi prima attorno a un tavolo e discutere. Io da cattolico dico che le scuole religiose rappresentino una risorsa e che insegnino dei valori che aiutano i giovani a inserirsi in modo corretto in società ma al di là del mio pensiero ritengo che sia un diritto dei cittadini il poter scegliere. Un diritto loro e solo loro. Assolutamente da rigettare è poi l’accusa di una formazione non omogenea tra istituti paritari e statali. La legge impone la parità d’insegnamento. Il modo in cui si insegna o il sistema valoriale che ne è alla base, e sfido a non trovarlo nelle scuole statali, è un’altra cosa e al massimo deve essere considerato un arricchimento. Una volta che si sia stabilito che l’insegnamento è standardizzato alla legge, anche se qui stiamo parlando di una scuola materna, non deve importare se la scuola sia atea, laica, cristiana, buddhista o ebraica”.
Sull’argomento è intervenuto anche il consigliere comunale del Pd Nicoletta Zuliani: “Il sindaco e la sua giunta devono chiarire la loro posizione. Se c’è una volontà politica di chiudere le scuole religiose perché si ritengono meno formative delle altre devono prendersi la responsabilità delle loro scelte. Certo una tale impostazione sarebbe grave visto che non è una giunta comunale che può decidere se una scuola rispetti gli standard decisi a livello nazionale”
Netta sulla vicenda anche la posizione delle Acli provinciali di Latina: “Il popolo italiano e l’identità della comunità pontina hanno come basi due testi, la Costituzione e la Bibbia. Prima di aprire un nuovo libro si leggano proprio quei due testi oppure la rappresentatività sociale viene a mancare, perdendo il rispetto delle istituzioni. La Costituzione garantisce la libertà delle alternative dei metodi d’istruzione. A Latina ancora è la Costituzione, per legge e convinzione, la bussola della comunità e lo stesso popolo pontino ancora ritrova nella cultura cristiana la propria identità. La rappresentatività istituzionale non può prescindere da questi due riferimenti. Preserviamo il patrimonio delle scuole libere che hanno contribuito alla crescita della giovane comunità pontina e non dimentichiamoci di rispettare la manutenzione di quelle statali – è stato il commento di Nicola Tavoletta presidente provinciale di Acli terra -. L’impegno dei corpi intermedi e del terzo settore può essere anche quello di aiutare le donne e gli uomini eletti nelle amministrazioni a fare un buon lavoro costruendo cerniere sociali, tipica funzione riconosciuta dalla costituzione e dalla storia. Le Acli sono sinceramente disponibili a fare ciò e crediamo che tutti debbano aiutare chi ha il compito di amministrare”.
Andrea Lucidi