La crociata anticlericale del sindaco di Latina Damiano Coletta
Pare delinearsi sempre di più il disegno della giunta Coletta che governa il Comune di Latina. Un disegno che mira a smembrare, per quanto permesso dalla legge, un elemento fondamentale del terzo settore e del welfare italiano, la chiesa cattolica. Non il vaticano e i vertici ecclesiastici ma la chiesa intesa come parrocchia, come oratorio, come scuola paritaria. Una scuola parificata a quella statale, spesso non più economica ma, grazie anche all’inserimento nel corpo docenti di appartenenti a diverse confraternite, in grado di fornire servizi aggiuntivi che vanno incontro alle esigenze delle nuove famiglie, meno numerose e con entrambi i genitori impegnati in lavori a tempo pieno.
Ebbene la decisione da parte dell’assessore alla cultura, l’insegnante Antonella Di Muro ( e dell’intera giunta Coletta), di statalizzare la scuola materna di Borgo Carso era stata giustificata con la rinuncia della Congregazione di Suore Francescane Missionarie. Una rinuncia annunciata il 28 dicembre con il piano scolastico per il 2018 che doveva essere deciso entro il 6 febbraio. Ed’è così che la giunta Coletta, solitamente lenta perché attenta a studiare i minimi dettagli di ogni situazione, nel giro di pochi giorni decise per la statalizzazione. “Ho parlato con il Vescovo Mons. Mariano Crociata – spiegava il Primo cittadino ripercorrendo gli ultimi passaggi della vicenda in un comunicato ufficiale – il quale mi ha comunicato che il ricorso a una eventuale nuova Congregazione non è materialmente praticabile entro il 6 febbraio”. Il silenzio del vescovo sembrava dar ragione al sindaco ma ecco, alcuni giorni fa, lo scacco matto che ha fatto cadere la maschera al sindaco e alla sua giunta.
Il vescovo Crociata non solo non ha avallato la scelta di Di Muro e di Coletta ma ha anche trovato una soluzione chiedendo l’uso dei locali presso cui si trova la scuola SS. Innocenti di Borgo Carso per permettere alla parrocchia stessa l’attivazione della scuola paritaria parrocchiale. Una scelta che era sotto gli occhi di tutti ma che la giunta non aveva colto.
Il motivo? Difficile capirlo anche se dalle parole dell’assessore alla cultura sembra trapelare la convinzione di un insegnamento meno formativo per i futuri cittadini nelle scuole paritarie cattoliche. In un comunicato Di Muro infatti sostiene: “ La statalizzazione soddisfa pienamente l’esigenza di garantire un percorso di studi nell’ambito degli Istituti Comprensivi, che va dalla scuola dell’Infanzia alla scuola media, caratterizzato dalla continuità didattica in cui il processo formativo, grazie soprattutto al lavoro degli insegnanti, è collegiale nel senso più ampio e per questo in grado di favorire meglio la crescita culturale e sociale degli alunni”
Precisando che la discussione verte su una scuola materna (dove il percorso di studi è intrinsecamente poco formativo dallo stretto punto di vista culturale) occorrerebbe capire su quali basi, contrarie a quanto previsto dalla legge statale, i membri della giunta Coletta siano convinti che due bambini provenienti da due scuole materne differenti (una cattolica e una statale) non siano parimenti in grado di affrontare una scuola elementare statale. Il dubbio è che la motivazione sia ideologica e non basata su ragioni di fatto ma questo potrebbe cozzare contro una giunta che fa dell’accoglienza e dell’integrazione una bandiera.
Andrea Lucidi