L’intervista all’Onorevole Luca Malcotti : “La Roma – Latina un’opera strategica. La Raggi? Deve andare a casa”
L’intervista a Luca Malcotti, consigliere regionale del Lazio e segretario nazionale Ugl terziario. Già assessore regionale ai lavori pubblici e infrastrutture della giunta Polverini e consigliere comunale a Roma, ci ha parlato di Roma-Latina, di terziario e delle fragilità della regione Lazio. A Malcotti abbiamo chiesto anche un parere sul governo Raggi a Roma e su quello Zingaretti in regione.
Onorevole, lei è stato assessore alle infrastrutture nella giunta Polverini. Avrà quindi affrontato il tema della Roma-Latina che a oggi non è però ancora stata realizzata. Quanto è strategica un’opera del genere per un territorio come quello della provincia di Latina?
E’ assolutamente strategica non soltanto per la provincia di Latina ma per l’Italia e per l’Europa perché si inserisce in un piano più ampio che è quello che prevede di passare nel centro Italia da un sistema mono assiale a un sistema a rete con un quadrilatero che noi definivamo grande raccordo anulare del Lazio che è formato dall’autostada del Sole, dalla Cisterna- Valmontone. dalla Latina-Roma-Civitavecchia-Livorno e dalla trasversale nord Orte-Civitavecchia che è in via di completamento. Realizzare la Roma-Latina significherebbe per la provincia pontina colmare finalmente il gap infrastrutturale che ora non permette alle merci della chimica, dell’agroalimentare e degli altri insediamenti produttivi del territorio di essere più facilmente e velocemente trasportate sul mercato italiano ed europeo, rendendo il sistema molto più competitivo.
Quali sono gli ostacoli maggiori che ha incontrato la realizzazione dell’opera?
Paradossalmente i tempi della giustizia. Tutte le volte che qualcuno si è presentato di fronte a un tribunale l’opera è rimasta ferma per mesi. Abbiamo avuto un primo contenzioso sei anni fa, l’ultimo è ancora in corso e vede contrapposte la prima e la seconda classificata della gara per la realizzazione dell’opera. Una disputa che ci ha fatto perdere un altro anno e mezzo.
L’altro grande ostacolo riguarda gli atteggiamenti di una parte della politica con singoli e gruppi che hanno tentato di ostacolare quest’opera in tutte le maniere. Anche quando le decisioni erano state prese e i lavori avviati è bastato che cambiassero gli equilibri politici perché tutto si mettesse in discussione. Questo fa si che grandi opere, che comunque richiedono tempi lunghi per la loro realizzazione rimangano sospese, in Italia, per decenni.
Quali sono i punti deboli della regione dal punto di vista infrastrutturale?
L’elemento più fragile è rappresentato proprio dal sistema autostradale che invece rappresenta un asset fondamentale. C’è anche da dire che quando si parla di opere come la Roma-Latina non si sottolinea mai che queste prevedono grandi opere per la viabilità complementare. Per la Roma-Latina si realizzerebbero 46 chilometri di strade: basi fare l’esempio della tangenziale di Latina che permetterebbe di entrare in autostrada, provenendo dal sud, senza intasare il centro città.
Lei è anche segretario nazionale Ugl per il terziario. Quale sono le istanze che la parte sociale che lei rappresenta sta portando avanti in quel comparto?
Mi occupo di un settore piuttosto vasto che comprende commercio, turismo, grande distribuzione, servizi. Si tratta di un comparto massacrato dalla crisi economica per il quale occorrerebbe prevedere immediatamente la riduzione del costo del lavoro anche se credo che la vera piaga sia rappresentata dalla drammatica diffusione dei voucher. Uno strumento introdotto per far emergere dal lavoro nero alcune categorie di piccoli lavoratori come il disoccupato oppure lo studente universitario che esegue qualche giornata lavorativa in cambio di qualche soldo ma che si è invece trasformato, per la sua convenienza, nel mezzo più utilizzato in aziende che non posseggono alcuna attività stagionale. L’intervento fatto dal Governo sulla tracciabilità dei voucher non basta occorre delimitare per bene il campo di applicazione di questi contratti. Non è possibile che un ristorante o un hotel paghino con i voucher lavoratori che sono impiegati da pasqua a natale.
Quali i risultati ottenuti nel 2016 che vanno ricordati in ambito sindacale?
Noi abbiamo sicuramente ottenuto alcuni importati risultati. Abbiamo firmato i contatti integrativi di alcune grandi aziende della distribuzione e dei servizi come quello di Autogrill e quello di Auchan.
Credo tuttavia che anche il risultato del referendum sia un risultato positivo da annoverare perché con la riforma rischiavano di essere travolti una serie di meccanismi di rappresentanza. Ora, anche se i temi che hanno dominato il conflitto tra le parti siano stati prevalentemente altri credo che in una certa misura di quel risultato se ne siano avvantaggiati sia alcune categorie di lavoratori che gli organismi di rappresentanza.
Visto che lei ricopre il ruolo di consigliere d’opposizione nella Regione Lazio, quali sono gli errori più gravi che secondo lei ha commesso il governo Zingaretti? E le proposte di Cuori Italiani, la compagine di cui fa parte?
Iniziamo dal presente e dalla finanziaria in discussione dove si strombazza la riduzione delle aliquote Irpef e l’abolizione del ticket sanitario. Due ottime cose peccato che, per quanto concerne l’Irpef, Nicola Zingaretti sia esattamente lo stesso che aveva aumentato l’aliquota. In pratica dopo aver appiccato il fuoco torna vestito da pompiere per salvare l’edificio. Anche l’abolizione del ticket sanitario rappresenta un palliativo. Zingaretti avrebbe la possibilità di risanare il debito in ambito sanitario e di uscire dal commissariamento. Questo porterebbe a una forte riduzione del peso fiscale sull’intera Regione. Certo farebbe mancare entrate pesanti a Zingaretti che quindi non potrebbe vendere specchietti per le allodole come sta facendo con Irpef e Ticket. La sanità resta il vero tallone d’Achille della regione. La medicina del territorio che doveva essere la soluzione contro l’intasamento dei pronto soccorsi è stata massacrata e i dati dimostrano che i pronto soccorsi sono sempre più oberati, i risultati diminuiscono e i costi per l’intera società aumentano.
Per concludere una riflessione su questi mesi di governo della Capitale targato Cinque Stelle.
La novità del giorno è che oltre a non essere capaci a fare politica non sono nemmeno capaci a far di conto visto che per la prima volta della storia del Comune di Roma è stato bocciato il bilancio dei revisori. Io comunque mi sono fatto una piccola analisi e ho scoperto come nei primi sei mesi di governo questi signori hanno votato 18 delibere di consiglio comunale delle quali una è rappresentata dal bilancio previsionale del 2016; un’altra rappresenta una modifica urbanistica e a questa seguono sette variazioni di bilancio e altri atti relativi all’insediamento. Di fatto quindi la giunta Raggi ha prodotto solo due delibere perché le variazioni di bilancio sono quasi sempre accertamenti di debiti fuori bilancio o di entrate di bilancio e quindi atti automatici, gli atti politici sono due. Nello stesso periodo la prima giunta Veltroni ne aveva prodotti 160 ; Alemanno, che ha avuto qualche difficoltà in più, ne aveva sottoscritte 90. Nessuno è mai sceso a questi livelli, il problema non è che la Raggi deve andarsene a casa perché le arriverà, come è inevitabile che sia, un avviso di garanzia. Se ne deve andare ma casa è perché la città è ferma, non stanno, governando e una città come Roma non può permettersi di perdere altro tempo.